Caro blog, volevo aggiornarti sull’esito elettorale in Emilia Romagna e Calabria, ma qui è tutto un parlare dell’astensione e l’astensione è uno di quei temi da “che barba e che noia”. Certo, erano due Regioni scosse da polemiche anti casta, dimissioni, inchieste. Certo, era un voto novembrino e solitario giunto un po’ all’improvviso e di cui poco si è parlato, mentre tanto si parla d’altro. Certo, sembra che una (quasi) maggioranza più o meno silenziosa del paese, diciamo un 40,8 per cento degli elettori alle Europee, abbia dato come una sorta di delega in bianco ma a tempo al nuovo protagonista della politica italiana, Matteo Renzi, e del resto poco si acconci a interessarsi. Certo, il centrodestra è in crisi di identità e la Lega a caccia di facili e tanti consensi. Certo, il Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo defilato non ha molte chance di resistere su percentuali consistenti per un voto di protesta. Certo, ai voti di protesta si stanno sommando i non voti dei delusi, delusi dai precedenti voti dati per protesta e no. Ma l’astensione è come il tema delle assenze nelle interviste post partita agli allenatori. Cioè è la scusa degli sconfitti, il distinguo delle minoranze interne, il neo di rammarico nella gioia dei vincitori. Tutto giusto, tutti sacrosanti e saputi gli allarmati e pensosi corsivi a propositi di scricchiolii delle democrazie occidentali sempre meno partecipate. Tutto giusto, ma anche noioso e forse nemmeno troppo pertinente. Le ragioni dell’astensione sono tante, tantissime, almeno quante le ragioni di un voto. E forse le democrazie occidentali hanno ben altri problemi, economici e politici e perfino cultural-religiosi, alla base dei loro scricchiolii, problemi ben più gravi e con manifestazioni ben più pericolose della semplice scelta o non scelta dell’andare a votare e/o del non andarci.
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