Certo, ha parecchio da fare, ma non basta come spiegazione. Ovviamente, in tempi drammatici come questi, il presidente del Consiglio di un grande paese come l’Italia ha ben altro cui pensare rispetto alle amministrative prossime venture. La politica estera incalza e il governo c’è: giusta o sbagliata che sia, l’esecutivo sta comunque profilando e posizionando in senso attendista la propria linea diplomatico-militare. L’economia prova a ripartire e il governo ci prova a darle slancio. Il Jobs Act ha già fatto qualcosa e nei prossimi mesi potrebbero arrivare ulteriori nuove buone notizie sul fronte dell’occupazione. Ma Renzi non è un benaltrista e certamente non è leader a scartamento ridotto sul fronte dell’energia e della comunicazione politica. La domanda politica del momento dunque è: perché a un ex sindaco che sul suo essere sindaco ha costruito il suo ruolo da premier sembra disinteressato dalla corsa prossima ventura a sindaco di Milano, Roma, Napoli, Torino? E perché un premier che è anche segretario del suo partito non sembra curarsi troppo se il suo partito non controlla bene la politica cittadina in centri importanti come Milano, Roma, Napoli? La prima regola di un leader che sa comunicare è: sempre essere (o almeno apparire) la soluzione e mai il problema. Quindi, prima, ci può (o addirittura cinicamente ci deve) essere un problema. Dunque, poi, sorprese e decisioni nette. In arrivo?
Annotazione milanese. Davvero sorprendente come il centrosinistra abbia prima pregato il commissario Expo, Beppe Sala, a dare una disponibilità di massima alla candidatura a sindaco per poi iniziare subito a rosolare la sua stessa candidatura al fuoco lento delle solite divisioni nel partito e nella coalizione. Anche in questo caso c’è un leader che vuole mettere in atto la tattica del problema e della soluzione? La prossima settimana Matteo Renzi e Giuliano Pisapia si vedono a Roma, giusto? Tra problemi e soluzioni.