Dunque Giorgia Meloni si candida a sindaco di Roma. Che cosa significa, al netto delle polemiche di genere e di famiglia? Innanzitutto, che Silvio Berlusconi ha sottovalutato alcune cose e che il suo accorto attendismo strategico alla fine non ha creato una buona tattica. In particolare questa volta il Cav. ha sottovalutato quattro cose:
1. Ha sottovalutato il fatto che ottenere quattro candidati in qualche modo riconducibili a Forza Italia per le quattro città principali in cui si vota in primavera non poteva passare inosservato e indenne di fronte alle ambizioni e alle energie scalpitanti di un Matteo Salvini e di una Giorgia Meloni. Stefano Parisi a Milano è talmente forte come candidato, rispetto alle alternative del centrodestra che fu, che la coalizione si è fatta da sé, seppur con qualche rischio. Ma poi anche Osvaldo Napoli a Torino, Guido Bertolaso a Roma e Gianni Lettieri a Napoli sono tutti candidati più o meno riconducibili a Forza Italia. Un po’ troppo per gli alleati.
2. Non basta scegliere buoni candidati/giocatori se non metti in campo uno schema di gioco solido, certo e perfino nuovo.
3. Che in politica non esistono né riconoscenza (quella che a dire di Berlusconi avrebbe dovuto avere Meloni, dopo il sì a Bertolaso) né parola data scolpita sulla pietra (quella che a dire di Berlusconi avrebbe dovuto tenere Salvini dopo il sì a Bertolaso)
4. Se rompi il patto del Nazareno, devi fare un patto con i nemici del patto del Nazareno.
Ps. Ora la domanda è: se Berlusconi va giù duro su Roma contro Meloni e Salvini, non rischia di provocare ripercussioni su Milano (e la Lombardia)?