Marco Cappato, 44 anni, leader radicale, consigliere comunale a Milano, noto soprattutto per le sue battaglie alla guida dell’Associazione Luca Coscioni, è candidato sindaco di Milano con la lista “Radicali”. Qui risponde a sei domande sei sulla sua candidatura.
1. Perché da solo? O con chi potrebbe allearsi?
Le città metropolitane come Milano hanno bisogno di grandi investimenti per l’ambiente e la qualità della vita. Per finanziarli, a Milano bisogna utilizzare un patrimonio comunale oggi bloccato su SEA, A2A, MM… Noi Radicali questo progetto lo abbiamo proposto a tutti, attraverso quattro referendum su: utilizzo degli immobili commerciali sfitti per edilizia sociale, riapertura dei Navigli, nuova linea metro con estensione area c, raddoppio aree verdi.
I referendum sono stati sabotati dal Comune senza che nessuno muovesse un dito. Ci presentiamo per portare avanti quelle proposte e per difendere i referendum.
2. Qual è l’iniziativa che condivide di più di quelle che le lascerà in eredità Pisapia?
Pisapia ha gestito con correttezza, ma senza un’idea forte. Ha lasciato le cose al loro posto, è stato un conservatore, ma ha comunque lasciato un’idea di città aperta e tollerante, sia con i registri delle unioni civili e del testamento biologico che con l’accoglienza dei rifugiati.
3. La prima opera da avviare a Milano?
Avviare contemporaneamente il passante ferroviario ovest e la riapertura dei Navigli innescherebbe una rivoluzione urbanistica e della mobilità in grado di cambiare in meglio il volto della città.
4. Il primo problema da risolvere a Milano?
5.000 morti da inquinamento atmosferico nell’area metropolitana di Milano (dati del Ministero della salute). Ma non fanno notizia, come se la politica non ci potesse fare nulla.
5. Dove troverà le risorse per il suo programma?
Non solo disinvestendo dalle aziende partecipate, come chiedono i nostri referendum, ma anche valorizzando il patrimonio e il demanio comunale, che è costituito anche da importanti beni immateriali, come i suoi marchi, che non vengono sfruttati. Penso allo stadio di San Siro, fonte di utili per molti ma non per i cittadini milanesi, o il Teatro della Scala, o lo stesso logo del Comune.
6. Qual è il punto debole della sua candidatura e come cerca di superarlo?
Non faccio parte di schieramenti e partiti grandi e grossi che abitano nelle TV nazionali, e non dispongo di clientele. Naturalmente, se ai cittadini sarà dato di conoscerci, è anche il mio punto di forza, insieme a una storia politica di riferimento che è l’unica rimasta in vita senza bisogno di nascondersi dietro cambi di sigle e candidati-manager.