Nicolò Mardegan, 34 anni, avvocato, consigliere della Circoscrizione 8 eletto “con il maggior numero di preferenze rispetto a tutti i candidati del centrodestra nelle zone”, è stato consigliere provinciale ed è candidato sindaco di Milano con la lista “NoixMilano”. Qui risponde a sei domande sei sulla sua candidatura.
Non sono solo: sono alleato con la città, con i cittadini che mi aiutano a costruire una Milano nuova. Ho militato nei partiti e fatto esperienze di politica che mi hanno reso quello che sono: un giovane sognatore che non vuole smettere di credere che si possa far meglio per questa nazione. NoixMilano, però, non è chiusa ad alleanze: chi condivide questa visione è il benvenuto in squadra, partito o cittadino che sia.
2. Qual è l’iniziativa che condivide di più di quelle che le lascerà in eredità Pisapia?
Le politiche ambientali, ma da migliorare, implementare. A Milano a fronte di 18mln mq di verde, il Comune ha stanziato per la manutenzione solo 67mln euro in tre anni. L’intervento davvero coraggioso sarebbe impiegare le risorse derivanti da area C – eliminandola però per i residenti che non devono pagare per tornare a casa propria – per il miglioramento dell’ambiente.
3. La prima opera da avviare a Milano?
Opera per riduzione di traffico: la soluzione più logica è sviluppare una rete di infrastrutture sotterranee, sottopassi che colleghino il centro con le tangenziali. La scelta di Pisapia di chiudere al traffico piazza Castello ha intasato le vie limitrofe. Temo che Milano diventi come Roma, dove non ci sono più regole e un costante flusso di traffico che blocca tutto.
4. Il primo problema da risolvere a Milano?
La mancanza di sicurezza. L’immigrazione selvaggia – con buona pace dei buonisti di sinistra – ha portato anche orde di piccoli criminali: si pensi solo che rispetto allo scorso anno sono arrivati a Milano 95mila clandestini. Inoltre, l’abbandono consapevole delle periferie da parte del Pd ha portato all’esasperazione chi vive nelle case popolari, prese di mira da occupanti abusivi. Serve il pugno duro di un Sindaco che sappia dire basta al Governo e serve ridare alle persone un riferimento di sicurezza: noi lo troveremmo nel vigile di quartiere, 880 vigili negli 88 quartieri della città h24, con un cellulare dedicato a disposizione dei cittadini.
5. Dove troverà le risorse per il suo programma?
Impiegherò in maniera consona le entrate tributarie, organizzando e razionalizzando la spesa corrente – il che consentirebbe anche di trovare la modalità per ridurre le tasse che la giunta Pd ha imposto ai milanesi: è giusto che i cittadini compartecipino alla spesa, ma per ottenere servizi, non per coprire i buchi di chi non sa amministrare. Per quanto riguarda gli investimenti, penserei alla dismissione di alcune società partecipate, che spesso sono solo poltrone per politici sbiaditi.
6. Qual è il punto debole della sua candidatura e come cerca di superarlo?
L’idealismo anteposto alla convenienza: in un Paese dove politica non è lavorare per gli altri ma per sé e dove spesso si confonde il bene pubblico con il guadagno proprio, ho il dovere di rispondere al bisogno delle persone. Questo obiettivo si può perseguire in un partito o in una lista civica, ma deve essere il principale di un politico. Ma forse, riflettendoci, è anche il mio punto più forte.