“Comunque Renzi è bravo e allo stato dei fatti non sembra avere alternative”, scrive su Repubblica di oggi Eugenio Scalfari, spiegando inoltre che il premier “vuole il comando; ebbene così sia. Se il referendum avrà una maggioranza di ‘sì’ il successivo congresso del Pd lo confermerà nella carica di segretario…”. Prima lo stesso Scalfari sul premier annota addirittura: “Ha un carisma che eguaglia e forse supera quello che ebbe Craxi ai suoi tempi” per poi ammettere: “Non mi oppongo neppure a chi comanda da solo, con un ristretto cerchio magico di devoti: anche questa, in una società complessa come quella in cui viviamo, è diventata di fatto una necessità. Salvo un punto che è tuttavia fondamentale: ci dovrebbe essere una oligarchia invece del cerchio magico dei devoti”.
“L’unica possibilità alternativa alle mediazioni parlamentari (con i loro tira e molla e i compromessi necessari per formare una maggioranza) è una riforma imposta dall’alto, dal De Gaulle di turno (foto Bundesarchiv, B 145 Bild-F010324-0002 / Steiner, Egon), e confezionata per lui da un consigliere di fiducia”, scrive invece Angelo Panebianco sul Corriere della sera, spiegando che “sì, la riforma ha qualche difetto ma che questo è inevitabile, si verifica sempre quando un ‘comitato’ in cui sono presenti tante teste e tante sensibilità diverse (un Parlamento è proprio questo) deve deliberare su un provvedimento complesso. Le mediazioni parlamentari, inevitabilmente – continua Panebianco – ‘sporcano’ almeno un po’ qualsiasi progetto, anche quello che in origine sembrava ottimo, perfetto”.
La prima domanda a questo punto potrebbe essere: ma allora Matteo Renzi agisce come un De Gaulle e un Craxi oppure è costretto, democristianamente, a trovare compromessi e mediazioni in Parlamento?
La seconda domanda a questo punto potrebbe essere: ma il modo in cui è stato approvato il testo di riforma costituzionale presentato dal ministro Maria Elena Boschi, dopo la fase del patto del Nazareno, è stato più simile a un lavoro da assemblea o “comitato” costituente oppure a una riforma scritta e fatta approvare dal governo alla sua maggioranza (con malumori della sinistra dem)? (La legge elettorale “italica”, peraltro, è stata approvata con la fiducia, no?)
E’ ovvio che carisma e mediazione non siano concetti contrapposti o escludenti l’un l’altro. E’ altrettanto ovvio che un leader ha interesse a mostrare il suo carisma (la sua capacità di imporre le proprie idee) oppure il fatto di essere costretto a “mediazioni” che “sporcano” le proprie buone idee a seconda delle convenienze (e delle critiche che gli sono rivolte). Però nel lungo dibattito che da qui a ottobre accompagnerà ogni altra discussione politica, quello appunto sul referendum costituzionale, è bene tenere presente che, oltre ai fronti del sì convinto e del no convinto alla riforma (e a Renzi), ci sono i due sparuti, contrapposti, ma non per questo inutili fronti.
I due fronti del nuovo terzismo
Il primo di questi due fronti è quello di coloro che non sono soddisfatti perché avrebbero voluto una riforma più “gollista” nel metodo e nel merito. Il secondo è quello di coloro che non sono soddisfatti perché avrebbero voluto una riforma più “costituente” nel metodo e nel merito.
Queste due sono le facce di un nuovo terzismo, quindi di una posizione sicuramente meno divertente ed eccitante delle altre due, ma del tutto legittima e forse perfino utile. La sintesi del pensiero di questo nuovo terzismo è la seguente: Renzi ha creato le condizioni perché ci sia un referendum/plebiscito alla De Gaulle, senza aver fatto De Gaulle, oppure ha creato le condizioni per un referendum/plebiscito costituente, senza aver seguito metodi e spiriti costituenti.