In un’intervista al Monde il candidato alle primarie dei Repubblicani francesi e sindaco di Bordeaux, Alain Juppé, dice che d’ora in poi l’Europa avrà più velocità. Ormai il concetto, un tempo deprecato, è diventato di uso comune anche tra i leader più europeisti. E forse è soltanto una constatazione, una presa di coscienza, una scelta del male minore: visto che il processo europeo è in difficoltà, chi vorrà andare avanti e approfondire l’integrazione lo farà, chi meno lo farà meno e via sminuendo. Sì, ma più velocità per andare dove? L’incertezza sull’approdo rende sempre più difficoltoso il tragitto. Perfino una qualunque app superefficiente di mappe entra in crisi se gli dai soltanto un punto di partenza e qualche trafficato incrocio sul tragitto senza inserire una destinazione. La carenza di leadership europea si denota soprattutto dalla totale assenza di indicazione sull’approdo. Il fronte euroscettico almeno ha un obiettivo più o meno chiaro e dichiatato: lasciare in vita una zona di libero scambio e poco altro dell’Unione europea e tornare all’Europa degli Stati nazione. Il fronte europeista, invece, Fiscal compact a parte, quale progetto propone e quale destinazione scrive su Google Map per l’Europa che ha in mente? Per ora inserisce soltanto il luogo del prossimo vertice per il prossimo rinvio delle decisioni e delle azioni.
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