La situazione politica, nella sua naturale e perenne incertezza, è relativamente chiara e semplice. Il governo fa il possibile per andare avanti con le correzioni ai conti pubblici che dobbiamo apportare per rispettare le regole e le relazioni europee e mette in campo quel minimo indispensabile di riforme che servono per affrontare casi politici – vedi l’abolizione dei voucher – o crisi concrete – vedi l’immigrazione.
Matteo Renzi stravince il primo tempo delle primarie, quello che si gioca nei circoli del Partito democratico, e lascia una discreta autonomia al governo almeno fino al Def, il Documento economico e finanziario, ma certamente non oltre. Il patto tra governo e Pd renziano è presto detto e fatto: tutto liscio o quasi fino al Def e alla conclusione del processo delle primarie (con il voto nei gazebo del 30 aprile), poi a seconda dell’esito della consultazione popolare per la guida del Pd se ne riparlerà con modi e toni ancora tutti da vedere. Perché? Perché più grande sarà l’affermazione di Renzi alle primarie più grandi saranno le pressioni del Pd renziano sul governo e più forti saranno le scosse che metteranno in dubbio la stabilità dell’esecutivo e dunque la durata della legislatura. La battaglia sul Def potrebbe infatti essere la prima iniziativa della campagna elettorale del Partito democratico a guida renziana rinnovata, anche in vista delle amministrative di giugno.
Intanto, capita l’antifona, a sinistra del Pd, il movimento Articolo 1, il partito dei Democratici e progressisti di Roberto Speranza, Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema, inizia ad avvertire il governo: il nostro sostegno non è senza condizioni. E così anche questo fronte si prepara alla battaglia del Def. Mentre a destra del Pd parte il progetto di Stefano Parisi, Energie per l’Italia, come lampadina vogliosa di accendere un polo centrista, magari con una guida scelta da primarie (ma fino all’8 ottobre c’è tempo). Silvio Berlusconi si riabilita in Europa passando per un incontro a Malta con i leader del Partito popolare, Angela Merkel compresa, e propone la grande coalizione come unico argine al populismo arrembante e se stesso come padre nobile di un nuovo centro che guarda sia a destra sia a sinistra.