Per un politico è una vittoria arrivare a Palazzo Chigi, ma il modo in cui ci è arrivato lui, proprio lui – cioè senza il passaggio elettorale -, è stato letto anche come una sconfitta. Fare mezza riforma elettorale in pochi giorni è una mezza vittoria ma anche una mezza sconfitta. Fare un accordo sulle riforme con Silvio Berlusconi, uno sul governo con Angelino Alfano e un po' di scouting involontario e indiretto tra i grillini dissidente è certamente un bel bottino, ma avere una maggioranza una e trina può anche essere un problema da gestire.
E quando ha accettato le consultazioni in streaming con Beppe Grillo? Certo, ha perso, dicono in tanti; no, ha vinto, dicono in tanti altri. Comunque Grillo ci ha guadagnato uno spot, ma lui ci ha guadagnato qualche senatore pronto a sostenere il governo con un nuovo gruppo.
Così come quando fu sconfitto alle primarie, invece, sembrò un predestinato comunque alla vittoria. Quando l'anno scorso Enrico Letta gli fu preferito per il ruolo di presidente del Consiglio, sembrò subito più libero di poter agire sul fronte del partito e delle riforme. Quando decise di correre alle primarie per la segreteria del Pd si disse che però in fondo era una sconfitta dover passare per il partito, per lui che aveva sempre detto di voler cambiare il paese, non tanto il Pd. Poi vinse.
Si potrebbe continuare con gli esempi.
La particolarità di Matteo Renzi è che ottiene delle vittorie che sembrano anche un po' delle sconfitte e delle sconfitte che sembrano anche un po' delle vittorie. @TommasoDellas su Twitter ha ribattuto: "In poche parole, fa politica".
Ps. "Non è intenzione di questo Governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia", ha detto oggi il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Anche qui: la vicenda del sottosegretario Gentile, costretto poi alle dimissioni, è una sconfitta, ma anche un'immediata soluzione e lo spunto per un affermazione "politica" come quella del ministro Boschi.