Al di là degli annunci contingenti, primo tra tutti quello sull'Imu e poi quello sull'abolizione del doppio stipendio per i parlamentari ministri, il discorso di Enrico Letta, pronunciato alla Camera con a fianco Angelino Alfano ed Emma Bonino, ha un cuore preciso e strategico, e il presidente del Consiglio lo ha spiegato con un tiro mancino: ha espressamente parlato di "due destini che si uniscono". Destra e sinistra, intende?
Con la metafora della spada e dell'armatura da abbandonare per scendere a valle con coraggio, Letta propone a tutte le forze politiche di giungere a una vera pacificazione dopo vent'anni di attacchi, di delegittimazioni e di diffidenze reciproche. Vaste programme.
Questa è la grande riforma che manca a questo paese e questa è la grande ambizione di un "governo temporaneo di servizio". Il primo test Letta lo pone, e lo fa usando la prima persona, tra diciotto mesi. Proverà in diciotto mesi a fare quello che non si è riusciti ad avere in diciotto anni, riforme istituzionali comprese. "Se no, ne trarrò le conseguenze". Chiaro e tondo.
E' il segno che durare non lo spaventa, ma restare a tutti i costi non lo appassiona. Che sia il figlio di una svolta anche generazionale a proporre ai padri di riporre spada e armatura è un buon segno di speranza per l'Italia. Che i partiti accettino fino in fondo questa sfida è ancora tutto da vedere.
C'è di buono che la crisi della politica tradizionale e la sofferenza sociale sono talmente vive che questa sembra essere "l'ultima possibilità che ci è concessa".