"@g_tremonti: Sentite dichiarazioni odierne su rimborso #IMU se Alfano premier gli consiglio mantenere interim all'Economia. Per favore! #propostasciocc"
Questo tweet di Giulio Tremonti dice tante cose sul presente e sul futuro del centrodestra, oltre al fatto che sottolinea che Angelino Alfano e non Silvio Berlusconi, per lui e per la Lega nord, con cui la sua lista è alleata, andrebbe a Palazzo Chigi in caso di vittoria.
Innanzitutto questo tweet ricorda, anche se stavolta non lo segnala in via diretta, un dualismo niente male nel centrodestra, un dualismo che certamente si riproporrebbe dopo il voto se il centrodestra riuscisse a rimontare fino a ritagliarsi un ruolo differente da quello della semplice opposizione, ovvero il dualismo tra lo stesso ex ministro dell'Economia e il nuovo consigliere principe per l'Economia del Cav., cioè Renato Brunetta, ex ministro per la Funzione pubblica. (Peraltro la difficoltà nel far quadrare il tutto con la proposta di restituire e abolire l'Imu è stata segnalata anche dallo stesso Brunetta sul Corriere della sera di oggi, oltre che da Tremonti – audio).
Dualismo a parte, Tremonti dimostra come il giorno dopo il voto il centrodestra sarà, da subito, diverso da ciò che appare ora. Quello che più teme Berlusconi è infatti ciò su cui puntano i montiani: smottamenti nel centrodestra in generale e nel Popolo della libertà in particolare. Ovvio che ora, in campagna elettorale e con questa legge (anche per ragioni di questo tipo l'attuale sistema elettorale è rimasto in vigore con il placet più o meno dichiarato dei principali partiti), ovvio – si diceva – che oggi partito e coalizione sembrino compatti. Ma il giorno dopo il voto? Penseranno ancora, i nuovi deputati e senatori appena rieletti grazie a Berlusconi, che il loro futuro dipenderà (ancora) da un leader generoso ma non più giovanissimo e con più di un'ammaccatura sulla carrozzeria della presentabilità e dell'"eleggibilità", per usare un anglismo, qui e all'estero (vedi articoli di oggi di Wall Street Journal e Financial Times sui segnali della Borsa e dello spread)?
Mario Sechi, ex direttore del Tempo e voce politica della lista Scelta civica, lo ha spiegato chiaramente qualche giorno fa a SkyTg24: vedrete che dopo il voto il Pdl avrà seri problemi di tenuta… Non ha detto, ma si capiva, il culmine del ragionamento: …e noi raccoglieremo le truppe in uscita dall'attuale centrodestra per creare un nuovo centrodestra postberlusconiano. "Wait and see".
Ovviamente questo schema di gioco non fa i conti con alcune varabili, per esempio la presa sull'elettorato e sull'opinione pubblica dello stesso Berlusconi pur "ammaccato" e delle sue promesse più o meno roboanti, ma questo è comunque un timore che Berlusconi sicuramente conosce, visto anche il puntiglio nel vagliare, riempiendole di fedelissimi, le liste elettorali. Molto dipende dal risultato elettorale. E un po' dipende anche dalla possibilità o no, sullo sfondo, di un ritorno alle urne in tempi brevi, in caso di Parlamento senza chiare e nette maggioranze.
La scommessa del centro ha qualche motivo per sperare in un successo almeno parziale, ma ovviamente anche il cosiddetto Terzo polo corre rischi di tenuta e pure in questo caso molto, se non tutto, dipende dal risultato elettorale. Per ora l'Udc di Pierferdinando Casini, a giudicare dai sondaggi, sta soffrendo molto il fatto che Mario Monti, con la sua offerta strategica al Pd e la sua concorrenza interna al Ppe sul fronte moderato, sia lo spartiacque e il protagonista di questa campagna elettorale. La prospettiva del partito unico e nuovo (del centro) dopo il voto – quella che il ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera, auspicava per il qui e ora – per Casini c'è, ma sullo sfondo e comunque il leader dellUdc preferisce naturalmente construirla da una posizione di maggior forza rispetto alle attuali previsioni. (Come sempre il ruolo del junior partner di una coalizione è difficile, chiedere a Nichi Vendola conferma).
Mettiamola così: più il centro nel suo complesso si avvicinerà al 20 per cento dei consensi e più i problemi di smottamento li avrà l'attuale centrodestra. Più l'attuale centrodestra nel suo complesso si avvicinerà al 30 per cento e più i problemi di smottamento li avrà il centro.
Certo, è una semplificazione molto rozza. Certo, c'è anche il caso che, con risultati deludenti per entrambi, i problemi li abbiano tutti e due gli schieramenti in questione. Resta che quel che teme di più Berlusconi è ciò su cui puntano i montiani.
Ecco perché il Cav. non vuole il dibattito tv con il presidente del Consiglio: non vuole concorrenti diretti sul suo campo, preferisce lo scontro diretto e unico con lo schieramento rivale di sempre e rilancia continuamente sul dialogo senza filtri con l'elettorato.