Mi sembrava impossibile che un leader attento e scaltro come Pierluigi Bersani potesse cadere in un errore marchiano tale da creare di lui l'immagine di uno poco coraggioso, ovvero l'errore di varare nuove regole per le primarie al limite di quelle inventate dal gioco-tormentone ("#NuoveRegolePrimariePd può votare solo chi sa dire: 'Coca cola con la cannuccia corta corta'") che ha impazzato e impazza su twitter, cioè norme assurde o quasi. Poi ho capito.
Pressato dagli oligarchi del Partito democratico, quelli che rischiano davvero di essere rottamati da una vittoria di Matteo Renzi, Bersani ha proposto, facendole circolare sulla stampa, alcune regole, con una in particolare davvero capestro e irragionevole: la preiscrizione all'albo dei futuri elettori, ovvero la lista bloccata, cioè il listino, invece che degli eletti, degli elettori. Un Porcellum formato primarie.
La norma capestro è stata messa per dettare l'agenda della trattativa. Così ora l'accordo sembra più vicino. Renzi potrebbe accettare il doppio turno (regola abbastanza assurda per delle primarie, ma non ridicola), l'iscrizione all'albo al momento del voto al primo turno, in cambio otterrebbe la cancellazione dell'idea della pre-iscrizione.
Così, ad accordo fatto, Bersani potrà mostrarsi (più) coraggioso e magnanimo – del resto avrebbe potuto dire: lo statuto parla chiaro, io sono il candidato del Partito democratico – mentre Renzi potrà comunque segnalare il fatto che gli oligarchi hanno eccome paura di lui visto che hanno immaginato regole per ostacolarlo.
Dunque, forse ho scoperto che Bersani è un genio della trattativa, anche se Renzi, per certi versi, ha comunque già vinto.