Complici l'anniversario degasperiano e l'illusione che in montagna faccia molto più fresco, in questi giorni il Trentino sembra il centro d'Italia, proprio "il centro": Fini, Riccardi, Dellai, Bonanni, Renzi, tutti al lavoro, più o meno al centro. Ma forse proprio questo termine tradisce un problema, anzi due. Se si parla di centro si da' innanzitutto per scontato che gli altri due poli, destra e sinistra, esistano in futuro come sono oggi. E questa e' un'ammissione molto poco ambiziosa, sebbene indiretta, per chi si prefigge di costruire qualcosa di veramente nuovo. Parlare di centro, e parlarne tantissimo, come in questo agosto, tradisce inoltre un'altra constatazione più o meno indiretta e probabilmente errata: il bipolarismo ha fallito e va più o meno accantonato. In realtà non e' affatto detto che questa urgenza di novità e cambiamenti riguardi il sistema politico, può piuttosto riguardare i protagonisti del sistema politico. Dal sistema bipolare dei Comuni, per esempio, sono venute novità nel recente passato. Chi vuole costruire uno schieramento nuovo dovrebbe ambire a superare in consensi e in idee e in offerta politica i poli e i partiti esistenti, piuttosto che acconciarsi fin da subito a vivere nel cantuccio del ne' con la destra ne' con la sinistra prima del voto e poi si vedrà, ammesso che queste categorie abbiano ancora un profondo senso attuale. Insomma, sarebbe meglio anteporre l'ambizione alla collocazione: aiuterebbe a superare tatticismi e tentennamenti ed eleverebbe la tempra del dibattito in tempi in cui c'e' estremo bisogno di ricette politiche nuove. C'e' da scommettere che alcuni dei protagonisti al lavoro la pensino più o meno così. O almeno c'è da sperarlo.
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