E adesso lo dicono quasi tutti, perfino il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso, e quello del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy: il vertice salva-euro è stato un mezzo fallimento, non c'è nulla per la crescita, manca una vera leadership europea, è stato l'ennesimo vertice decisivo che non ha deciso molto, sicuramente non le sorti immediate dei mercati europei.
Non è nemmeno bastato prendersela con la perfida Albione, rea di "lesa eurità", per nascondere le falle di una decisione medio-piccola. Vari paesi, dopo l'entusiasmo iniziale, incominciano ad avanzare distinguo. Gli spread non danno tregua e nel caso italiano dimostrano una volta di più che il problema era ed è soprattutto europeo, anche se ora l'Italia ha un governo che può essere parte della soluzione e non soltanto parte del problema.
La difficoltà nel fare le riforme, la fatica nell'avanzare davvero sulla via dell'innovazione delle nostre economie e l'incapacità di compiere davvero quello scatto d'orgoglio politico che tutti chiedono ma nessuno, nelle cancellerie europee, davvero vuole o riesce ad attuare pongono seri interrogativi sulla qualità delle classi dirigenti continentali.
I mercati apprezzano innanzitutto le decisioni, poi apprezzano ancora di più le decisioni coraggiose, poi apprezzano ancora di più le decisioni coraggiose inserite nel contesto di una visione del futuro (vedi il manifesto per l'Europa del Sole 24 Ore), poi apprezzano ancora di più le decisioni coraggiose inserite nel contesto di una visione del futuro che sappia dare certezze sulle regole del gioco e sull'obiettivo delle trasformazioni necessarie da mettere in atto. Tutto ciò in Europa oggi manca, manca come l'aria.
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