La strategia di politica estera (e militare) dell'Amministrazione Obama nei confronti delle crisi regionali, soprattutto in Nord Africa e nel vicino oriente, e' stata più volte definita "leading from behind", guidare da dietro le quinte. Ma mentre nel caso dell'operazione in Libia la strategia ha avuto tratti non troppo sorprendenti: gli europei, comunque sia, anche nei periodi di attrito transatlantico, sono alleati dichiarati degli Stati Uniti (vedi la Nato), da notare invece che qualche sorpresa in più giunge dal drammatico scenario siriano. Li' infatti e' la Lega araba a essere ora esposta con le sanzioni sempre più gravi e l'isolamento imposto al regime di Damasco. Li' e' la Turchia, peraltro membro della Nato e aspirante all'Ue, a esercitare un ruolo di leadership regionale di primo piano, con l'Arabia Saudita partecipe ma, come e' costume di Ryad, in modo più defilato.
Per ora in questo scenario la strategia di Obama non ha portato alla sospensione della repressione o alla caduta del regime siriano, ma e' comunque una notizia rilevante e nuova la dura posizione presa dalla Lega araba, a fronte dei più di tremila morti vittime delle azioni di repressione delle forze fedeli al rais Bashar el Assad.
Il campo dove e' oggettivamente più difficile possa essere attuata una strategia "leading from behind" e' pero' il dossier del nucleare iraniano, ovvero la sfida geopolitica (e di deterrenza) più grave della regione e per gli Stati Uniti d'America.