Il Wall Street Journal di ieri, e che lo dica il Wall Street Journal ha peso eccome, ha spiegato nel suo primo editoriale della pagina delle opinioni che dagli Stati Uniti ci si aspetta un ambizioso programma per rilanciare la crescita propria e globale, non una pigra tattica di svalutazione della moneta, come fosse l'Italia di prima dell'euro (questo non lo dice il Wall Sreet Journal). Il problema è che, fatta la tara del periodo elettorale, che non aiuta l'America a prendere le decisioni giuste, nessuno crede a Washington quando dice di volere, per bocca del segretario al Tesoro Tim Geithner, un dollaro forte. Ha perfettamente ragione il ministro dell'Economia tedesco, Rainer Bruederle, quando dice: "Immettere ancora liquidità è la via sbagliata per prevenire o risolvere i problemi". Eppure questa, purtroppo, sembra l'unica via scelta dall'asse Obama-Bernanke. Il che preoccupa il mondo, ora in particolare è l'India ad avanzare timori per l'eccessiva forza della propria moneta. Con un mondo in cui proliferano i dazi e continuano le guerre delle valute, ci vorrebbe una leadership forte e una leadership forte oggi non può che nascere da una netta strategia americana per la ripresa o da un dialogo costruttivo tra Washignton e Pechino. Purtroppo, nonostante qualche segnale di ottimismo, non si vedono fatti concreti in nessuna delle due direzioni.
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