I due paradossi delle due minoranze, quella del Partito democratico e quella di Forza Italia, uniti alla straordinaria capacità di stabilizzazione strategica del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono le tre caratteristiche principali dell’attuale scenario politico. Il resto è contorno, anche se fitto fitto.
La prima. La minoranza del Pd, ventilando senza farla la scissione, rende diffidente la maggioranza renziana, soprattutto in vista della prossima elezione del nuovo capo dello Stato (momento massimo per vendette, franchi tiratori e centounisti, malpancisti uniti e nascosti nel segreto dell’urna), ma la rende diffidente anche, in prospettiva, per la tenuta della maggioranza di governo e di quella di riforma, soprattutto ora che la “minaccia” o la “tentazione” del voto anticipato rischia di essere posticipata, appunto, dalle dimissioni del presidente e dalla conseguente elezione del successore. Dunque, primo paradosso: la minoranza del Pd, non volendo il Patto del Nazareno, in realtà lo rafforza rendendolo agli occhi dei renziani ancora più indispensabile per continuare il processo delle riforme.
La seconda. La minoranza di Forza Italia, indebolendo vieppiù il movimento agli occhi degli elettori che hanno già pensato peraltro a indebolirlo abbastanza con il loro non voto, costringe Silvio Berlusconi ad avere come unico obiettivo l’allontanamento dell’evento elettorale e come unico campo di gioco politico il Patto del Nazareno e dintorni, almeno finché si parla di assistenti sociali e incandidabilità. Più Forza Italia va male nelle urne e nei sondaggi più si rafforza in Berlusconi l’idea che il lieto fine della sua esperienza politica sia la stagione di riforme con Renzi e l’indiretta investitura del leader del centrosinistra a erede della sua personale storia politica (altro che Matteo Salvini, pensa il Cav.: il giovane leader leghista è un buon capo di partito, ma non di governo). Dunque, paradosso: la minoranza di Forza Italia, non volendo il Patto del Nazareno, in realtà lo rafforza rendendolo agli occhi dei berlusconiani ancora più indispensabile per continuare ad avere un peso politico, anche e soprattutto al momento dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica, visto che sul tema la minoranza del Pd non dà certo garanzie alla maggioranza renziana.
I renziani potrebbero essere costretti dalla riottosa minoranza del Pd a fidarsi di più della maggioranza di FI, nel segreto dell’urna.
Il capolavoro. Ancora una volta è quello di Napolitano. Il presidente della Repubblica, perfino ora che si appresta a prendere una decisione che all’apparenza potrebbe avere effetti destabilizzanti, riesce a ribaltare il tutto in positivo: lo scenario delle dimissioni per ragioni di età svolge il ruolo, anche grazie ai due paradossi delle due minoranze, di stabilizzare il tavolo politico su cui vanno avanti, tra alti e bassi, l’azione di governo e l’iter delle riforme in Parlamento, ecco la pacificazione nazarena.
Davvero non male come colpo di genio finale. Davvero.