Ora, però, non esageriamo con i due pesi e le cinque stelle. Prima tutti a dare addosso a Beppe Grillo perché – maccome! – si era alleato in Europa con quegli impresentabili di Nigel Farage; ora tutti a dare addosso a Beppe Grillo perché – maccome! – si vuole alleare in Europa con quei “presentabilissimi” europeisti dell’Alde, così liberali e democratici da voler diventare terzo gruppo al Parlamento europeo per avere più soldini e magari anche per spingere il loro leader Guy Verhofstadt più vicino possibile alla poltrona di presidente dell’Europarlamento.
Ma insomma Grillo e il suo movimento li preferite presentabili o no? E poi: prima tutti a chiedere a Silvio Berlusconi di diventare un politico “tradizionale”, ora tutti a chiedere a Beppe Grillo di diventare un politico “tradizionale”. Che poi entrambi sono ancora lì, belli attivi e belli politici… nel bene e nel male.
Ora è ovvio che è tutta tattica, o quasi, e c’è molto di incoerente, ma chi in politica può dirsi immune dal difetto dell’incoerenza connaturato alla politica scagli il primo tweet con un hashtag come #Guystaisereno. Ora è ovvio che è tutta tattica, o quasi, e c’è molto di opportunistico oltre che di incoerente, e magari non se ne farà nulla ed era solo l’ennesima boutade. Ma attenzione che in politica sono spesso le scelte di questo tipo a cambiare gli scenari, ad avere effetti strategici, strutturali, a creare la sorpresa che spiazzando attiva processi efficaci e perfino insperati.
Ora i liberali europei sono in crisi di identità, seduti sugli scranni europarlamentari con fare malinconico nel ricordo di Ventotene e intimoriti dall’onda antieuropeista, lepenista, e chi più ne ha più ne metta, e inoltre marginalizzati dall’eterno ritorno dell’identica concorrenza-cooperazione tra socialisti e popolari.
Ora i pentastellati europei sono relegati nel blocco della protesta caciarosa, ai margini di tutto, dove in parte essi stessi vogliono restare per continuare la (più) facile strategia del “tutto non va” (e delle scie noeurochimiche) piuttosto che mettersi in gioco (#spiragli) in qualcosa di più ambizioso. Di nuovo.
Ora per ragioni tattiche e opportunistiche i liberali possono accogliere il caos creativo e disordinato e spesso sconclusionato dei pentastellati europei e dare loro in cambio un po’ più di presentabilità e magari di “ordine” europeo. La proposta di Grillo (e di Davide Casaleggio) inoltre punta su un tema, cioè la democrazia diretta, che non è proprio soltanto delle orde populiste, visto che lo stesso Emmanuel Macron, candidato “sorpresa” francese con il suo movimento En Marche! ha suggerito che all’Europa possa servire un lavacro rifondatore referendario.
Insomma è dalle contaminazioni che in politica nascono le novità, non dagli integralismi coerenti e poco tattici, e se alla fine il caos grillino darà un po’ di vitalità ai liberali europei e i liberali europei daranno un po’ di senso politico al caos grillino non ci avremo guadagnato tutti?