Da Bush a Obama, da Rove a Emanuel e da Baghdad a Washington


L'Iraq va verso il voto e Newsweek, a ridosso dell'ennesimo attentato, ha scelto di fare una copertina per segnalare
che forse alla fine a Baghdad, oltre agli iracheni che vanno a votare, ha vinto
George W. Bush. Ora però bisogna vedere come andranno le elezioni e che cosa
potrà accadere dopo (ecco
un'analisi completa del Washington Institute
). Mentre il caso vuole che
proprio in questi giorni esca in America il libro di Karl Rove, "the architect" nella definizione
di Bush, che parla ovviamente dell'Iraq, riconoscendo gli errori – le armi di
distruzione di massa non trovate, Katrina – ma anche ribadendo che alla fine
Bush passerà alla storia molto meglio rispetto ai livelli di stima e popolarità
con cui ha finito il suo secondo mandato. Certo, anche su questo il dibattito è aperto. Ma si può sottolineare comunque
che, in tempi di indecisione obamiana sul da farsi (sarà mica colpa di Rahm Emanuel?),
su sanità e dintorni, Bush è uno dei vincitori inaspettati di questo inizio 2010.

Ps. A proposito di Emanuel e Rove, i due architetti presidenziali, con
le dovute differenze… il dubbio mediatico potrebbe essere sintetizzato così:
Emanuel è ferrato nei rapporti con la stampa ma è più carente come consigliere
politico, mentre Rove era in difficoltà nei rapporti con la stampa ma non era
affatto carente come consigliere politico? Presto per fare bilanci? E' presto
per farli sulla presidenza Bush, figuriamoci sull'Amministrazione Obama.