Danton ospita un’opinione controcorrente di Stefano Da Rold sui talk-show

Prima tutti uniti per essere stati cancellati dai palinsesti Rai: poi i conduttori hanno perso compattezza sul da farsi in merito al regolamento della par condicio che stoppa per un mese le trasmissioni di approfondimento giornalistico.

Ma è poi vero che senza questi approfondimenti la democrazia è in pericolo?
Che c’è un vulnus alla nostra convivenza civile? Le trasmissioni in questione dividono il mondo in guelfi e ghibelli, bianco e nero, dove nessuno delle due parti ascolta mai e dico mai l’altra. Sono una semplificazione a livello basic della competizione politica. Non solo. Dipingono l’avversario come uno stereotipo dove il centro-destra è razzista, affarista, incurante delle regole e culturalmente rozzo mentre la sinistra è piagnona, lontana dai più "tradizionali" temi etici, inacapace di gestire il paese, senza idee e ancorata a vecchi privilegi.

A che serve dunque gridare sempre le stesse litanie senza ascoltare le regioni dell’altro? Negli altri paesi europei questo non accade. Perché? Perché purtroppo non solo non servono a niente, ma in realtà danneggiano. Le trasmissioni in questione non usano l’arte della dialettica per costruire una sintesi superiore che tenga conto delle opinione legittime dell’avversario, magari anche per criticarle o demolirle.
Il diktat dell'una o del'altra parte prevale sul tema, che spenta la televisioni nemmeno si ricorda. L'argomento diventa del tutto superfluo ed è ridotto a semplice pretesto di scontro. Scontro "tomba" della dialettica che permette di distinguere una parte dall'altra solo per il colore, nome o slogan ma non certo per i diversi approcci sui temi una volta oggetto di reale confronto. Quindi sono solo propaganda mascherata da servizio giornalistico.

Bene dunque metterle in soffitta. Meglio sarebbe tornare a una tribuna politica dove un conduttore anonimo e cortese dà la parola ai protagonisti: i candidati.

Ai giornalisti spetterebbe il compito di trovare notizie e aprire dibattiti veri, senza tesi precostituite o avversari da demolire. Il giornalismo è un’altra cosa bellezza.

Stefano Da Rold