Per non voler vedere sempre ciò che non va nello stato di salute interno al Popolo della libertà in vista del Consiglio nazionale (dicisivo?) (di sabato?) si può cercare di vedere qualche novità, qualche iniziativa, magari destinata a non sortire effetti salvifici, ma certamente nuova anche nel principale partito di centrodestra. Per esempio, da tempo si fanno ben notare in televisione e non soltanto lì due giovani esponenti in ascesa. Il primo è già molto noto perché è sindaco di una città come Pavia e perché è vicepresidente dell'Anci, cioè Alessandro Cattaneo, già propulsore dei "formattatori", la risposta pidiellina ai rottamatori del Pd. La seconda è Lara Comi, europarlamentare che ha saputo perfino calcare senza timori il palco, l'arena, di Michele Santoro.
I due trentenni del Pdl si sono messi in testa di tentare un'impresa che appare ogni ora che passa sempre più ardua: ricomporre a unità il Pdl, con una cosiddetta terza via tra i lealisti e i governativi, tra i falchi e le colombe, tra i tradizionalmente berlusconiani e i diversamente berlusconiani. Cercano in sostanza di scrivere un loro (terzo) documento per il Consiglio nazionale.
Lavorano in due direzioni, la prima tesa a trovare un accordo interno sulle regole per evitare nuovi casi Fini e, in parte, Alfano. E su questo punto l'obiettivo è chiaro e pure raggiungibile. Ma il secondo punto appare più complicato: che fare in caso di decadenza del senatore Silvio Berlusconi votata dal Pd? La risposta di Lara Comi all'Unità di lunedì scorso è più o meno: discuterne assieme a Berlusconi e decidere a maggioranza il da farsi. Già visto, no? Non è quello che dovrebbe accadere il 16 novembre in Consiglio nazionale? Si tratta soltanto di rinviare la conta? E sul governo? "Vigilanza costruttiva".
Quindi non sfiducia, pare di capire. La terza via sembra propendere leggermente per le scelte dei governativi, ma potrebbe costituire l'exit strategy dei lealisti in caso di (repentino) cambio di idea da parte dei berlusconiani.
Insomma, a differenza di quanto accaduto il 2 ottobre, quando alla sfiducia proclamata è seguita la fiducia votata con travaglio e annunciata da Berlusconi all'improvviso in Senato, grazie ai trentenni del Pdl stavolta potrebbe esserci una più composta via d'uscita. Vedremo.