Perché a Civati non conviene uscire dal Pd

Pippo Civati l'aveva detto (qui) e ora si appresta a ridirlo, anzi l'ha già ridetto (qui): bisogna provare con un'altra maggioranza, perché un'altra maggioranza è possibile, un nuovo centrosinistra è possibile; se no, meglio andare al voto. 

Ora che il travaglio grillino diventa scissione in attesa, forse, di sfociare in dimissioni la cosa potrebbe apparire a portata di mano, ancor più a portata di mano. Vero.

Ma al di là dei numeri e del pallottoliere, che cosa conviene al centrosinistra, al Pd e a Civati? La stessa cosa: attrarre senza dividersi e non dividersi per attrarre, anche se il nuovo segretario e presidente del Consiglio, in alcune delle sue ultime mosse, può aver avuto anche effetti divisi nel Pd, almeno così è per Civati e i civatiani.

Un grande partito è meglio di un piccolo partito, dovrebbe essere lapalissiano. E un leader politico ha essenzialmente (di solito) due compiti da svolgere. Il primo è risolvere i problemi, sfida che in questo momento è incarnata da Matteo Renzi. Il secondo è rappresentare istanze differenti rispetto alla soluzione maggioritaria, ruolo che in questo momento è incarnato da Pippo Civati.

Renzi, come ha detto Ezio Mauro nella sua intervista al Foglio, in questo momento è per il centrosinistra "lo strumento leaderistico" per risolvere alcuni problemi con una ricetta di centrosinistra.

Civati in questo momento è per il centrosinistra "lo strumento leaderistico" per rappresentare le istanze di chi non è appieno convinto di modi, tempi e contenuti della sfida renziana.

Questo ruolo fondamentale di rappresentanza, ben incarnato anche nella scelta di segnalare in modo chiaro e netto il malcontento ma senza rompere la disciplina del voto di fiducia (significativo che comunque Civati a Renzi la fiducia l'ha votata, a Letta no), questo ruolo – si diceva – sarebbe dilapidato da una scissione, dal partitino.

Il partitino-  soprattutto quelli che nascendo da scissioni alla solita carriera scontata: forza dello strappo, difficoltà del posizionamento, declino nella rappresentanza – non sa appunto di ruolo di rappresentanza di istanze diverse dalle presenti, sa invece di operazione di palazzo, di conventicola per accrescere un peso personale, senza rafforzare però il ruolo, sa di (velleitaria?) affermazione identitaria ma pigra, perché contiene in sé un'ammissione di sconfitta: non era possibile un altro centrosinistra o un altro Pd, era solo possibile fare un altro partitino. Già, ovvio ma non utile.

  • Luigi |

    Civati è un komunista. punto

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