Il però però della dissidenza grillina

La Costituzione italiana prevede che i parlamentari siano eletti senza vincolo di mandato, il che vuol dire che devono agire in piena libertà di coscienza e senza alcun obbligo esterno differente dalle proprie convinzioni. E tutto ciò è buono e giusto.

Però però, i parlamentari del Movimento 5 Stelle sono stati eletti (in massa) grazie a una legge dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale, cioè con la lista bloccata e dopo parlamentarie cui hanno partecipato ben poche persone, se messe in relazione all'intero corpo elettorale, e sono stati eletti dopo aver sottoscritto uno statuto che prevede il divieto di alleanze con altre forze politiche.

Sono peraltro stati eletti, naturalmente, grazie alla campagna di Beppe Grillo, alla sua notorietà, al suo impeto dal Vaffa day in poi, e conoscendo chi era e chi è, come agiva e come agisce Beppe Grillo.

Non so se i senatori e/o altri abbiano violato lo statuto o siano davvero fuori linea rispetto al Movimento. La cosa non mi piace – l'idea stesso di un processo ideologico è assurda – ma del resto tutto ciò poco o punto conta. Il senatore Luis Orellana, peraltro, ispira simpatia e appare credibile.

Il problema è però che il comportamento di Beppe Grillo, vedi il video di scomunica dei parlamentari presunti dissidenti, non appare poi così sorprendente e/o politicamente irragionevole, visto lo statuto e la campagna del Movimento 5 Stelle.

In sostanza, constato soltanto che un movimento di questo tipo ha vinto con il "no alleanze con nessuno", come ha ricordato Mario Adinolfi su Twitter poco fa: "Continuo a credere che un anno fa 8 milioni abbiano votato il 'tutti a casa': la linea Grillo-Casaleggio è legittima, quella di Orellana no".

Cambiare linea si può, ma come? Con la rete? Ancora?