Non si dovrebbe, ma partiamo da tre settimane fa: belle le boutade più o meno foglianti di candidare Ferruccio De Bortoli a Milano e Maria Elena Boschi a Roma, ma nel Pd sono state viste più come provocazioni intellettuali che altro, come quella di sussurrare – è sempre il Foglio – che circola perfino il nome di Massimo D’Alema per Roma. Qui tutti, si sa, “stanno aspettando Sala”, come spiega un noto e attento conoscitore delle cose milanesi ed ex amministratore della città. “Tutti aspettano Sala” (trattando con e attorno a lui) è la sintesi perfetta del momento politico lombardo.
In realtà, proprio attorno alla metà di ottobre, a un passo della chiusura da apoteosi di Expo, l’opera di convincimento del mondo renziano nei confronti di Beppe Sala, commissario di Expo, aveva sortito qualche effetto. Intendiamoci, Sala non ha sciolto del tutto la riserva e non è nemmeno ancora detto che lo faccia, ma almeno prima ha smorzato i toni del “mi occupo di Expo e basta” e poi ha iniziato ad andare a vedere il gioco del Pd. Intanto, ha detto che lo farà – di occuparsi di Expo – fino a Natale, ma perfino le primarie del Pd sono a fine febbraio, le elezioni ancora oltre. Dunque, tempo ce n’è eccome, tempo per trattare le migliori condizioni per tutti, anche perché Sala a livello milanese non ha certo bisogno di farsi conoscere.
Per questo motivo – ovvero il cambio di tono – il ministro Maria Elena Boschi aveva aperto la trattativa, sempre a metà ottobre, parlando con Bruno Vespa a Porta a Porta, e a una domanda sulle primarie a Milano, sebbene fossero già più o meno fissate per il 7 febbraio (prima del rinvio al 28) e ci siano già almeno tre candidati in campo (Pierfrancesco Majorino, Emanuele Fiano e Roberto Caputo), aveva risposto semplicemente: “Vedremo”. Il che voleva dire: se c’è Sala, non c’è bisogno di fare le primarie. Boschi – si sussurra nel Pd milanese – ha lasciato intendere che siccome a Milano la scelta del candidato esterno e forte è vicina, le primarie si allontanano, a Roma invece…
Mentre il renzismo costruisce “il dream team” di commissari e subcommissari romani, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ncddina ma tendenza Renzi, butta lì che in fondo destra e sinistra e centro potrebbero assieme votare Alfio Marchini a Roma per scongiurare una vittoria grillina. Sarebbe un Nazareno 2.0, altro che ritorno di Cose bianche e/o rosse. E mentre i gruppi di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia si danno un coordinamento d’azione in Parlamento, nella pancia del centrodestra milanese fa male vedere Sala coccolato dall’altra parte, quando in fondo è con Letizia Moratti che prima è diventato direttore generale e poi commissario Expo. Dice Laura Ravetto: ““Sala è una persona di livello, ma se sarà il candidato della sinistra, ne avremo uno dello stesso livello…”. Insomma, dispiace. Piacerebbe votarlo, ma…
Sala, intanto, usa alla grande social network come Instagram (il più amato dai politici) per mostrarsi a momenti molto istituzionale, con i grandi leader in visita a Expo, a momenti più spontaneo e casual, magari seduto per terra e sorridente, magari in maglioncino. Mentre alla riunione degli Alumni Bocconi – manco a dirlo Sala è stato eletto Alumnus dell’anno 2015 – ha deciso di raccontare in modo spiritoso la sua carriera, con piglio accattivante, con tanto di foto con potenti e vip, ma sempre con ironia, quasi un sano distacco lombardo dagli onori.
Ci sta prendendo gusto? Certo, pensava di rischiare di dover gestire un decumano semivuoto, invece ha avuto il problema opposto delle code. Problema peraltro non risolto nei mesi, dicono, vero, ma “coda” è comunque sinonimo di successo per Expo e i conti della super manifestazione sono abbastanza grandi per badare a loro stessi.
Questa attesa per Sala, con relativo inizio del negoziato, sta comunque rallentando la discesa in campo alle primarie di altri candidati, come il misterioso esponente centrista che molti attendono e l’archistar del bosco verticale Stefano Boeri, che ha girato sì le periferie in Vespa come un Nanni Moretti in forma e un candidato accorto, ma si defila un po’ dietro frasi come “per ora non ci sono le condizioni”. Francesca Balzani, invece, sostenuta dal sindaco Giuliano Pisapia, non si sottrae al dibattito – ha detto giorni fa a Radio 24 – ma si limita a spiegare che per adesso ha “un compito molto delicato. Oltre a essere vicesindaco, abbiamo di fronte mesi impegnativi e ci sono da portare in consiglio comunale delibere molto delicate, io sento soprattutto di essere un punto di equilibrio cosa che vivo con grande senso di responsabilità”. Molti la vedono come la vice perfetta in ticket con Sala, appunto.
L’attesa e il cambio di tono del commissario Expo, infine, ha rallentato la soluzione del mistero anche nel centrodestra. E così ritornano lo spin, le voci, i rumors, buttate là più o meno a caso dallo stretto entourage di Berlusconi più che altro per vedere l’effetto che fa: Carlo Sangalli, Urbano Cairo, Mariastella Gelmini, Paolo Scaroni. La verità è che Berlusconi aspetta la scelta del Pd e “tutti, ma proprio tutti, aspettano la decisione di Sala”.