Ieri, alla scuola di formazione politica della Lega, iniziativa che vede centinaia di giovani e meno giovani paganti per seguire corsi tra il legislativo, l’economico e l’attualità, per sei domeniche di lavoro tra Milano e Roma, il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, ha detto e fatto capire alcune cose sull’attuale corsa a sindaco di Milano.
Ecco che cosa ha detto e fatto capire. In sintesi.
La premessa: il centrodestra avrebbe fatto meglio a scegliere il candidato per tempo – “Io per esempio ho vinto anche perché sono partito subito e ho avuto alcuni mesi in cui ero l’unico candidato in campo” – ma, giunti a questo punto, forse ora vale la pena aspettare l’esito delle primarie del centrosinistra. Insomma: il nome arriverà dopo il 7 febbraio.
La prima considerazione: per lui Corrado Passera è stato un buon manager, ha un po’ deluso come ministro dello Sviluppo economico del governo Monti e per fare il sindaco di Milano gli manca “il quid”. Insomma: “Passera non è il nostro candidato”.
La seconda considerazione: Paolo Del Debbio sarebbe stato un buon candidato, ma per fare il sindaco di una grande città come Milano uno dovrebbe essere felice e orgoglioso di potersi candidare, dovrebbe in poche parole mostrare e avere entusiasmo. Insomma: basta tira e molla, non è più il nostro candidato ideale, ma…
La terza considerazione: il sindaco di Milano, soprattutto in questa fase, non deve essere soltanto il sindaco di Milano, ma deve anche svolgere un ruolo politico nei confronti dello strapotere renziano, romano. Insomma: ci vuole un leader con il calore, il carisma e le doti della politica. L’identikit del governatore e per il governatore – pare a chi scrive – somiglia ancora a quello di Matteo Salvini.