Parisi e il vuoto del centrodestra

iocorro-BG-footerLa forza della candidatura di Stefano Parisi a Milano ha nascosto i problemi (il drammatico vuoto?) del centrodestra in questa campagna elettorale, sebbene non sia stata sufficiente per conquistare il governo della città. Anche soltanto per questa ragione nel centrodestra dovrebbero essere grati a Mr Chili. E invece?

Ora che le urne sono chiuse il centrodestra torna a vivere soprattutto di problemi, di interviste l’un contro l’altro armati e di classico gioco a “ce l’hai tu, la colpa”. Di corrente in correntucola, il modo in cui da più parti si allude al presunto distacco dai partiti dello stesso Stefano Parisi nei quindici giorni tra il primo e il secondo turno (ovvero dopo che gli stessi partiti hanno incassato al primo turno il dividendo elettorale della forza della sua candidatura) è la prova provata che i problemi dello schieramento, anzi, degli schieramenti di centrodestra erano soltanto nascosti sotto la scelta comunque azzeccata della candidatura milanese.

Questo centrodestra, oggi, dà la sensazione di essere soltanto un insieme di gruppi un tempo arrembanti ma oggi tesi soltanto a preservare la propria sopravvivenza, appunto, in gruppi e gruppuscoli.

La Lega nord, presa la sberla di Varese, (ri)scivola nella guerra d’attrito tra l’anima maroniana (anche zaiana?) e quella salviniana, con Matteo Salvini che, dopo aver portato in dote al Movimento 5 Stelle i suoi endorsement elettorali a Torino e Roma senza aver avuto in cambio alcunché, ha però ora facile gioco a dire: a Milano eravamo uniti e “moderati”, e abbiamo perso, mentre a Roma se fossimo stati uniti avremmo potuto… Anche se verrebbe da dire che il modello Parisi più che a Milano è entrato in crisi nella fatal (per i leghisti) Varese. Ma il discorso sulla Lega sarebbe lungo.

Dalle parti di Forza Italia, invece, si continua a dire che la guida della coalizione deve essere moderata, ma – mi raccomando! – che sia ben controllata dai e vicina ai partiti, ai gruppi, ai gruppuscoli, e via dimenticando la fatal (per i partiti) Venezia del sindaco super civico Brugnaro. (Come dice il senatore Gabriele Albertini al Corriere di Milano: “Si è oscurata la lista Parisi per scongiurare l’effetto Brugnaro che a Venezia aveva prosciugato il voto ai partiti”. E vinto).

Prima o poi qualcuno che nel centrodestra si alzerà e dirà: “Con questo tipo di dirigenti…”.