Lo spacchettamento del turborenzismo conviene a tutti

RenziLo spacchettamento del turborenzismo conviene più o meno a tutti. Per questo probabilmente ci sarà, se non c’è già.

  1. Conviene a Matteo Renzi che, da buon comunicatore, sa che ogni storia dopo un po’ stroppia e dunque ora può creare la nuova narrazione del leader iperattivo e una punta arrogante che si trasforma, crescendo di statura politica, in più cauto capo di governo, aspirante solido leader europeo.
  2. Conviene al Movimento 5 Stelle che può iniziare a declamare i propri punti di forza – Roma, Torino eccetera – elencando pure i segnali di debolezza del governo a guida del Partito democratico e del turborenzismo fino a poco tempo fa imperante e dilagante (do you remember 40%?).
  3. Conviene alla sinistra dem – Bersani, D’Alema eccetera – che potrà dire di essere finalmente riuscita a imporre qualche tema e qualche punto in agenda, “diciamo” almeno un cambio di tono, al segretario fino a poco tempo fa molto riottoso ad ascoltare consigli e avvertimenti (do you remember Cuperlo?).
  4. Conviene al centrodestra che, mentre Silvio Berlusconi si riprende dopo l’intervento, può evitare di dilaniarsi su riforme sì e riforme no e prendere tempo per scegliere se andare avanti partendo da Milano o da Roma, se cioè adottare il modello liberal-popolare Parisi/Milano, che almeno è competitivo, o dividersi in centro moderato e fronte nazional-populista (do you remember Les Républicains e il Front National in Francia?).
  5. Conviene all’euroestablishment che non può permettersi uno stillicidio di piccole Brexit da qui fino alla fine dell’imminente folto ciclo elettorale europeo (Austria, referendum in Ungheria, referendum in Italia, Francia, Germania e altre minori).
  6. Conviene alle nostre banche e dunque indirettamente alla nostra economia, che certo non hanno bisogno di instabilità né di scosse.

Tutto bene dunque? Mah. Si vedrà.