Non avevo davvero idea dell’Aquila e dell’entropia fino a quando ho incontrato Roberta e Maria del Capoluogo.it


Dibattiti,
convegni, guru e controguru. Dove va l’informazione? Come cambiamo i giornali
con Internet? Che cosa diventerà la professione del giornalista? Mi appare
tutto inutile quando penso a un esempio. Eccolo.

Potrebbe
succedere così, a tutti: che tu una notte sei lì che dormi o quasi e
improvvisamente tutto quello che fino a quel momento davi per scontato diventa
impossibile, impraticabile, un desiderio irrealizzabile circondato dalle
macchine delle forze dell'ordine costrette a darti una multa se cerchi di
entrare. Di entrare a casa tua. E come glielo spieghi ai tuoi figli che ora
dicono: voglio fare il vigile del fuoco? Ricorda qualcosa? Non ho mai avuto
idea di che cosa significasse davvero. L'Aquila era una città, un evento
drammatico, poi un evento internazionale, poi un evento sempre presente ma anche
sempre più lontano. Del tutto non la posso avere neanche ora, un'idea intendo.
Perché ovviamente certe cose, non tutte, ma certe cose bisogna viverle per
comprenderle. Però adesso L'Aquila è anche il volto e la voce di due colleghe,
Roberta Galeotti e Maria Cattini, rispettivamente editore e direttore del
Capoluogo.it. Che cosa hanno fatto di straordinario? Semplicemente, come ha
scritto Roberta, siccome non avevano potuto decidere come morire – perché un
terremoto ti capita senza alcun nesso di causa ed effetto tra te e la natura – hanno
deciso almeno come rinascere. Qualche secondo dopo la fine hanno dato il loro
inizio. Avevano da poco rilevato la testata. Non sapevano nemmeno bene che cosa
farci. La risposta è venuta dal semplice rapporto tra loro due e nei confronti
della loro città, della loro gente, della natura nefasta e della vita che
testardamente accende tre o quattro pennette di computer e inizia a raccontare
agli abruzzesi qui, a quelli sulla costa e a quelli in Cina che cosa sta
succedendo. Ma non che cosa stava succendendo nel senso percepito di che cosa
un giornale deve scrivere: la cronaca, la politica, la polemica. No. Il
servizio. Pochi minuti dopo quelle 3 e qualcosa di notte di quella notte là
hanno posto le fondamenta del loro futuro mentre crollavano drammaticamente
quelle del loro recente e meno recente passato. Aumentavano di minuto in minuto
i contatti sul sito dove venivano raccontati i sopralluoghi, i dati di
servizio, tutto quello che poteva e doveva servire con uno spirito tra il
servizio pubblico e il giornalismo di strada. Informazione. Si ritrovarono 60
mila occhi puntati addosso, Roberta che aveva perso la casa e Maria che ancora
l’aveva per riempirla di computer accessi da aggiornare senza sosta.
Oggi
ogni tanto discutono, nei due container dove va crescendo la loro redazione, su
meriti e colpe. Sul governo che in fondo all’inizio… sul progetto che però
manca… sulla stampa che se ne sta dimenticando… la stampa non tanto, piuttosto
la tv. E quando la gente le incontra, se è di fuori, pensa: glielo chiedo o
no?, come state? “‘Come state?’ è la domanda che mi fa più rabbia… che ne
sapete voi?… però poi prevale la voglia di raccontare, perché non ci si
dimentichi che il centro dell’Aquila è oggi una città fantasma. Quindi,
chiedete chiedete”.
E’
tutta questione di equilibrio, di equilibrio che salta. Non ricordo quasi nulla
di fisica e sicuramente sbaglio pure questo ricordo. L’entropia? Che è sta
roba? Ora mi piace pensare che l’entropia sia quel caos che deriva dal venire
meno improvviso dell’equilibrio. Ovviamente il caos fa male, perché non
cancella una parte dell’equilibrio di prima, lo cancella proprio tutto. L’equilibrio
o c’è o non c’è, non può esserci più o meno. All’Aquila l’equilibrio è saltato
quella notte, l’interruttore del terremoto è scattato. Ma non ha solo spento. Nell’entropia
ci sono le scintille che nascono da atomi che corrono senza quasi meta in tutte
le direzioni. Dalle scintille si accendono fuochi. Banale no? Naturale come una
tragedia, ma bello come una nascita. Dal caos al trovare lo scopo il passo è
enorme, Roberta e Maria l’hanno trovato all’istante e senza ripensamenti.
Certo, c’è la pubblicità da raccogliere. Ovvio che è complicato avere a che
fare con la politica che diffida, con l’economia che non riparte, con il
condizionatore che si rompe e i soldi da trovare a fine mese. Ma se hai lo
scopo, dai la voce e inizi a scrivere, a sperare di nuovo, sei già a metà
dell’opera della tua ricostruzione, in attesa che le tante ricostruzioni
riaprano i negozi del centro, riportino gli anziani tra le loro cose, aiutino
chi soffre di più mentre tuo figlio inizia piano piano a sperare e a capire che
“tra poco si torna a casa”.

  • marcoDeAmicis |

    Grandissime Roberta e Maria!
    Il Capoluogo c’era prima, c’era durante e ci sarà.

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