Con colpevole ma ormai scontato ritardo, come hanno scritto sul Sole 24 Ore Giuliano Amato e Christian Rocca, oggi forse l'Europa tirerà fuori il suo solito comunicato di condanna delle repressioni per quanto riguarda la Libia. Il problema però è un altro ed è di strategia. Fino a qualche mese fa, per esempio, il presidente francese, Nicolas Sarkozy, proponeva ai partner europei, anzi quasi pretendeva, di creare un'Unione del Mediterraneo. In sostanza, puntava a spostare il baricentro dell'Unione europea verso Sud – obiettivo buono e giusto – almeno come proiezione geopolitica. Da quel "del", però, sorgeva il sospetto che si trattasse di un'opera di stabilizzazione, di presa d'atto dello status quo, per meglio favorire il business, senza troppo occuparsi del resto. Con chi avremmo dovuto fare, noi europei, questa Unione "del" mediterraneo? Con Mubarak, con Gheddafi (che peraltro sul punto era molto refrattario), con Ben Ali? Perfetto, si fa per dire, e come si vede molto rischioso. Nel mondo globale l'idealismo sembra sempre di più la miglior forma di realismo, anche in affari. Allora, per fortuna, la cancelliera tedesca Angela Merkel, frenando per suo interesse nazionale, una proiezione troppo marcata a Sud per l'Europa, suggerì (e poi alla fine ottenne): chiamiamola Unione "per" il Mediterrraneo. Forse era ed è soltanto lana caprina lessicale, sicuramente il tutto nasceva dal solito confronto/scontro tra interessi nazionali tra Parigi e Berlino, ma in quel "per" c'è qualche speranza in più. Giusta la proiezione verso Sud, per l'Europa, ma senza dimenticare mai la proiezione verso il futuro, le libertà e la democrazia, e dunque la stabilità economica e giuridica, della sponda sud del Mediterraneo. "Per" un nuovo Mediterraneo.
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