Ora nel centrodestra tutti dicono che bisogna ripartire dalle riforme. Vedremo.
Quel che è certo è che la parola "riforme" è stata usata molte altre volte.
Se il centrodestra non abbassa le tasse, o almeno non le semplifica, non ha ragion d'essere. Le riforme per la crescita sono l'unico modo per il centrodestra per evitare la deriva.
Ora nel centrosinistra tutti dicono che sono felici anche per De Magistris. Vedremo.
Intanto Di Pietro è il vincitore più triste della storia, visto che ama considerare il partito come il "suo" partito, e il Pd a Napoli ha 4 consiglieri contro i 15 dell'Italia dei valori. Ci sarà anche a Napoli, prima o poi, l'effetto Scilipoti?
Ora nel centro tutti dicono che il berlusconismo sta morendo e che tutte e due le future coalizioni maggiori hanno bisogno del nuovo, terzo polo per vincere. Vedremo. Intanto il centro – cioè il patto tra Casini, Fini e Rutelli – dovrà prima o poi decidere se diventare l'avanguardia del futuro centrodestra, e allora per farlo deve rompere con l'ambiguità del dialogo antiberlusconiano con la sinistra e deve rilanciare sui contenuti delle riforme più che sui tatticismi delle alleanze, o se fare il junior partner del nuovo centrosinistra, magari con un suo esponente candidato a Palazzo Chigi.
In sostanza l'attuale situazione non regge più, ma la nuova non si vede ancora. Siamo di fronte a una partita in cui tutto è pronto, tranne le squadre. Speriamo che il riscaldamento negli spogliatoi delle tre formazioni non duri troppo. Le riforme non possono attendere.