Primarie, finalmente facciamo quattro chiacchiere sulla rappresentanza

La rivincita conclamata delle primarie sta dilagando a destra e a sinistra. Il merito è soprattutto di Giuliano Pisapia, la sua candidatura e la sua recente storia milanese sono infatti nate dalle primarie del centrosinistra nel capoluogo lombardo. Ora però l'effetto domino non pare fermarsi più. Sembra che ormai anche per eleggere l'amministratore di condominio bisognerà fare la coda ai gazebo. Bene.

Scherzi a parte, il dibattito che si è aperto nel Pdl dopo l'esito delle amministrative può avere effetti positivi non soltanto per la principale forza del centrodestra (è ovvio e giusto che da lì il Pdl e forse perfino Berlusconi devono ripartire per riavvicinarsi ai propri elettori e magari per convincerne di nuovi) ma anche per tutto il paese.

Si ritorna infatti a parlare di maggioritario, anche se sotto forma di Mattarellum. In più, sarebbe senz'altro salutare una bella discussione nazionale sui criteri e sulle leggi della rappresentanza e della selezione della classe dirigente.

Le primarie andrebbero infatti regolate per legge. Ciò indurrebbe tutti a ripensare all'importanza della scelta delle persone, dunque si ritornerebbe a scoprire i benefici effetti del collegio uninominale, magari anche maggioritario a turno unico.

Ma la rappresentanza non è un tema che riguarda soltanto i partiti politici, dovrebbe riguardare, come da Costituzione, anche i sindacati. Dietro a questo fiorire di dibattito sulle primarie e su come viene selezionata la classe dirigente c'è l'ormai ripetuta e quindi assodata constatazione che stiamo assistendo a un continuo distacco tra elettori, cittadini, lavoratori e vertici delle organizzazioni rappresentative.

La libertà è partecipazione, cantava Gaber, ma per partecipare bisogna conoscere e condividere le regole del gioco. Per ora sono solo parole, speriamo che arrivino i fatti.