«Il divieto di doppio incarico istituzionale è una necessità oltreché una regola statutaria del Pd che abbiamo rispettato fino in fondo. Sono sicuro che Tabacci si voglia occupare pienamente della città di cui è assessore», ha detto il segretario metropolitano del Pd Roberto Cornelli. Polemica.
Il problema, però, è che Tabacci non è del Pd, ma dell'Api di Francesco Rutelli, dunque tutto sommato potrebbe anche dire: beh, quello non è il mio statuto… Forse ragioni di opportunità e di tempo, con il necessario impegno da dedicare a Milano nel delicato ruolo di assessore al Bilancio, dovrebbero indurre Tabacci alle dimissioni da parlamentare (anche se questo tipo di richieste hanno spesso più che un che di demagogico, visto peraltro che Tabacci ha già fatto sapere di voler comunque rinunciare ai doppi stipendi), però questa prima polemica aperta nella nuova stagione del sindaco Giuliano Pisapia ha qualcosa di sospetto. Non sarà che il Pd vuole subito creare qualche pressione su un sindaco che ha saputo imporre prima la sua candidatura e poi la sua leadership su una coalizione che aveva, almeno all'inizio, altri progetti e altri nomi da spingere?
Intanto Pisapia, come ha fatto notare il Giornale, ha detto che "Tabacci 'è stato uno degli elementi chiave della mia campagna elettorale'. Dandogli così involontariamente del doppiogiochista, visto che l’Api appoggiava il candidato del Terzo Polo Manfredi Palmeri".
Ma il punto forse è soprattutto un altro: la scelta di Pisapia è chiaramente un'apertura verso nuovi fronti, possibili alleati, forze ed elettori differenti da quelli scontati, insomma è un andare oltre i confini della coalizione che ha candidato ed eletto l'avvocato milanese. I segnali di apertura, soprattutto quando le vittorie garantiscono posizioni di forza, vanno elogiati e colti e sfruttati, non vanno (gelosamente) ostacolati.