Mariano Rajoy, popolare, candidato per la terza volta (dopo due sconfitte) alla premiership, praticamente non sta facendo campagna elettorale in Spagna. E comunque non si conoscono di lui programmi sfolgoranti e ricette salvifiche esposte.
François Hollande, fresco vincitore delle primarie socialiste, punta tutto sullo sgradimento del presidente neogollista Nicolas Sarkozy in Francia.
Mitt Romney guida la corsa dei repubblicani con un programma tranquillo e senza fuochi d'artificio dottrinari (e ideologici).
David Cameron ha vinto in Gran Bretagna veleggiando sul basso profilo attendendo semplicemente che il ciclo blairiano si esaurisse anche nelle urne. Qualche idea, Cameron, l'ha tirata fuori soprattutto dopo le urne, come quella della Big Society.
Da Belgio e Olanda arrivano notizie di governi più o meno attivi sull'ordinaria amministrazione. La Germania ha sicuramente un governo che, nel bene e nel male, ha osato di più (su l'Iva, investimenti in ricerca e sviluppo, su l'età della pensione e austerity ragionata), ma anche da Berlino non giungono cornici ideali, nuovi slogan e le meravigliose sorti e progressive di un progetto.
Stanno scomparendo i programmi, le piattaforme, gli slogan, le definizioni (tipo: terza via, conservatorismo compassionevole, neogollismo, riformismo, socialismo ciudadano, gauche plurielle). Stanno emergendo candidati normali. Si stanno logorando i governi. Tutti guardano a Bruxelles e a Francoforte. Bene o male? We'll see.