Le riforme subito, poi il voto subito: le convergenze parallele di Berlusconi e Bersani

Non so bene che cosa convenga al paese, visto che in Parlamento non sembra esserci una maggioranza solida buona per varare i provvedimenti urgenti di cui l'Italia avrebbe bisogno, ma mi pare sommessamente di capire che adesso i due leader che avrebbero più interesse ad andare al voto, il prima possibile, sono il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e Pierluigi Bersani, il segretario del Pd.

Soltanto andando alle elezioni subito, il settantacinquenne Berlusconi può sperare in quella bella fine politica che teorizza Giuliano Ferrara sul Foglio. Serra i ranghi, fa una sua lista personale lasciando al Pdl il ruolo di intercettavoti centristi, in concorrenza con l'Udc di Pierferdinando Casini. Conduce una campagna elettorale tutta sul "secondo ribaltone", sui "traditori" del foglietto, dice che avrebbe voluto fare le riforme richieste dall'Europa, ma la sinistra non glielo ha permesso e non sarà in grado di varare i provvedimenti richiesti. Perde alla Camera, se la gioca perdicchiando al Senato, costituisce una minoranza di blocco fedele e agguerrita. Tratta in Parlamento. E poi si sa: Berlusconi è animale politico da campagna elettorale…

Soltanto andando alle elezioni subito, Pierluigi Bersani rischia di poter vincere anche presentando come coalizione la fotografia di Vasto con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. Conduce una campagna elettorale al suon di "Berlusconi ha fallito" (come Berlusconi contro il centrosinistra nel 2008), evita delle vere primarie (magari contro il competitivo Matteo Renzi) ed eviti che il Terzo polo si rafforzi troppo sotto l'ala di un governo tecnico o di un esecutivo di larghe intese e soprattutto scongiura la nascita di un nuovo centro-centrodestra, senza Berlusconi candidato premier ma con un cartello elettorale con Pdl, Responsabili, Mpa di Raffaele Lombardo, Fli, Api, Udc, democristianerie e destrerie varie. E poi insomma se non vince stavolta…

Quindi Berlusconi e Bersani dovrebbero aver interesse ad andare al voto subito. Il paese, visto anche il (quasi) ultimatum europeo contenuto nella lettera (ma quante lettere di questi tempi!) di Olli Rehn all'Italia, ha interesse a riforme subito. Le porti in Parlamento, il governo, Berlusconi prometta le dimissioni un secondo dopo la loro approvazione, e una maggioranza di liberi e forti faccia ciò che è giusto: il pacchetto per l'Italia e per l'Europa, subito. Poi tutti alle urne.