Truman – Scomparire è un po’ apparire

Mercoledì scorso le tv degli Stati Uniti sono scomparse per tre minuti: hanno smesso di trasmettere (non tutte, per la verità) e il loro utilizzo è passato sotto il controllo della Federal Communications Commission, la Commissione federale per le comunicazioni, che ha testato il sistema di allerta per le emergenze. La prova è stata un mezzo flop, ma il massimo dell’apparire è stato lo scomparire. Come quando si calcolava lo share del monoscopio Rai e a sorpresa risultava qualcosa, qualcuno. Nel mondo ultratelevisivo, con il film de “I soliti idioti” che arriva al cinema passando per Mtv – “ma io li ho sempre e solo visti sul web” – scomparire è il modo migliore per apparire. Come sanno due bravi conduttori come Maria De Filippi e Gerry Scotti. Esserci e non esserci. Lei seduta a gambe raccolte e microfono in mano che lascia parlare, litigare (pure troppo). Lui che riesce sempre a innalzare a protagonista il concorrente. Un altro specialista è Fabrizio Frizzi, l’astro nascente è Edoardo Camurri (Mi manda Raitre), mentre il troppo fare può stroppiare nel caso di Simona Ventura, Carlo Conti e Pino Insegno.

Un bel modo di scomparire per chi deve raccontare l’integrazione (o no) dei cinesi a Prato è la nuova trasmissione “Invito a cena” su Babel, la rete dedicata ai temi delle società multiculturali sul canale 141 di SKy. Lo chiamano docu-reality, è un reportage di voci e immagini con gli accenti toscani del sacerdote che si chiede: “Una comunità deve mantenere la sua cultura o no?”. L’intervistatore non si vede, gli intervistati sì. Questo è il segreto di Report, di Riccardo Iacona, di un bel servizio di Mimmo Lombezzi, “Non siamo scarti”, un’inchiesta creata dal racconto di over 40 senza lavoro e speranza. Da vedere: www.premioanellodebole.it/SchedaVideo.aspx?id=468.

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