Se vanno d'accordo, diciamo che c'è il direttorio e siamo tristi e irritati. Se non vanno d'accordo, diciamo che rischiano di far saltare l'euro e siamo tristi e irritati.
Insomma, come dobbiamo metterla con i franco-tedeschi?
Per l'inizio di dicembre, oltre all'annuncio (il 5) delle nuove misure italiane per ridurre il debito, si attendono le proposte europee (vertice dell'8 e 9) per riformare la governance economico-finanziaria dell'Unione, come il Sole 24 Ore ha peraltro suggerito alcune settimane fa con un manifesto ad hoc.
E basta poco per far temere molto, per esempio basta la voce di una brutta telefonata tra la cancelliera Angela Merkel e il presidente Nicolas Sarkozy per preoccupare tutti: anche il prossimo summit rischia di essere inutile.
Certamente, il presidente francese ha più interesse e urgenza perché qualcosa di concreto si faccia, perché l'anno prossimo ha le elezioni, e rischia grosso, e perché la Francia ha pochi giorni, forse settimane, per evitare la perdita della tripla A da parte delle agenzie di rating. Anche la leadership tedesca si va però convincendo che un rischio collasso della zona euro non lascerebbe la Germania intonsa, anzi.
Al di là delle convenienze, comunque, l'ideale sarebbe non continuare a pensare e riflettere come singoli stati, ma come moneta unica. Se si è convinti, come tutti i leader europei dicono, che la moneta unica non debba essere messa in discussione, bisogna agire come Unione, non come membro più o meno influente.
Per questi motivi, in questa situazione, ci sarebbe e c'è un ampio spazio di manovra per la diplomazia di un paese fondatore come il nostro, ma abbastanza in difficoltà per non essere lontano dalle esigenze delle zone più deboli dell'Europa.
L'ideale sarebbe, invece di lamentarsi del fatto che non vanno d'accordo o del fatto che vanno troppo d'accordo, a seconda del momento, mettere in campo un'iniziativa, una proposta di mediazione, raccogliere consensi attorno a un piano tra i paesi membri, crederci e portarla avanti. Di pari passo con le necessarie riforme interne per ridurre il debito e favorire la crescita. Sarebbe anche un segnale di vivacità, creatività e ottimismo.
Se è vero che la salvezza dell'euro passa per l'Italia, in senso negativo, facciamo che sia così anche in senso positivo, propositivo.