In un mondo migliore “Lilit” (domenica, ore 23 e 35, Rai 3) non farebbe notizia. Oggi è una bella novità. Perché, com’è scritto con fierezza sul sito del programma, “il format è un prodotto italiano al 100% proposto a Rai3 da Marco Posani scritto con Alessandra Torre, Francesca Micardi, Antonio De Luca, Piero Passaniti ed Erika Rossi per la regia di Amalda Canali”. E’ bene citarli tutti, gli autori, perché è una trasmissione d’autore. Un filo sgangherata nella sequenza delle scene, con i ballerini che danzano pure con il volto, un po’ caotica nella gestione degli ospiti, ma lineare nel racconto, originale nella scelta delle storie (vedi un drone che si alza in studio) e nel tentativo di far ridere con Tolstoj o Anna Karenina.
La puntata della settimana scorsa aveva in anteprima le nozze tra il pessimismo e l’ottimismo, il matrimonio d’interessi tra i nostri travagli e le nostre speranze. L’attualità. Debora Villa conduce un po’ a scatti, tra sguardi fissi e domande concitate, però è vera, simpatica e viene “addirittura da Pioltello”. Antonio Cornacchione, maschio stralunato in una trasmissione femmina (“nel mito Lilith è la prima donna che Dio creò, con Adamo. Presto Lilith si stancò del paradiso, si ribellò”), s’inalbera bene: “Quando una donna dice: parliamo e l’uomo risponde: ti ascolto, quello è un uomo morto”. Daniele Bossari, elegante, racconta un futuro così presente che siamo spiati dalle telecamere ovunque. La tecnologia.
Ci sono poi i filmati, come la “guerrilla gardening”: di notte arrivano e mettono fiori nell’aiuole abbandonate. Il finale è il racconto sofferto di una parte del mondo che soffre. Si svela anche il giallo della “h” che torna nel nome di Lilith: “La vecchia Lilith è stata vista un po’ come una strega, il mistero della donna di cui l’uomo ha sempre avuto paura”. Bella tv.
dalla Domenica del Sole 24 Ore del 4 dicembre 2011