Dalla Domenica del Sole 24 Ore del 29 aprile
La vendetta è come un arco. La violenza servita fredda non si addice a un’arma a scoppio, rapida, tascabile. Uno sparo è secco, finisce in polvere, diventa ferita che poi, come sangue che fuoriesce denso, provoca la morte. Ma il gelo di un obitorio è meglio rappresentato da uno strumento complesso che richiede una preparazione graduale, un allenamento lungo e continuo dell’esecutore. Il tiro assassino con l’arco esplode in un’immagine feroce, scomoda i San Sebastiano della nostra memoria. Una strage fatta con le frecce è un’apocalisse cinematografica, come sa chi ha visto Dobbiamo parlare di Kevin. E’ difficile guardare, eppure l’attimo che precede il sangue è infido perché sinuoso, musicale. Le dita prendono la corda, la mano inizia a indietreggiare, il legno ricurvo sospinto dal braccio si avvicina alla testa, lo sguardo si fissa sull’obiettivo, il movimento è meccanico ma dolce. A questo punto l’aria che entra in bocca e nei polmoni inizia a dare il ritmo alla concentrazione dell’arciere, ma il nervosismo fa abbassare il braccio e l’arco per farli subito rialzare. Il pensiero disegna in anticipo il gesto, il rumore metallico simile a quello di un’unghia che gratta una chitarra si alterna al sospiro della ragazza, l’arciere, che si muove come una corda che si tende e non dice una parola.
Il respiro dell’arco è un esperimento: prova a rendere per immagini i rumori e tenta di far diventare suoni i sentimenti. Nulla di più esatto per un cortometraggio di dieci minuti che s’incastona perfettamente tra tanto rumore televisivo domani sera (lunedì 30 aprile, ndr) alle 20 e 40 su Studio Universal (Mediaset Premium). Per dire se l’esperimento è riuscito bisogna avere lo stomaco per guardare fisso il video come l’arciera i bersagli che diventano prede. Il regista, Enrico Maria Artale, vincitore del Cinemaster 2012, organizzato da Studio Universal, sta girando il suo primo lungometraggio. La ragazza, l’attrice Giulia Bertinelli, danza con il suo arco anche quando non lo impugna. Dal terrore all’estasi. E ritorno.
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