Truman – Oltre la nostalgia di questa estate

Dalla Domenica del Sole 24 Ore del 19 agosto 2012

Magari per prepararci al ritorno imminente di Dallas (impresa quasi impossibile anche soltanto avvicinarsi all’originale), c’è qualcosa di nostalgico in questa estate televisiva, forse perché è finito Dr House e tutto sommato senza troppo clamore. In realtà, luglio e agosto sono da sempre i mesi in cui si ripropone il già visto e molto di rado si vede qualcosa di nuovo. Tranquilli, del Tenente Colombo si è già parlato fin troppo in questa rubrica, però il fatto che sia ancora lì, come un telefilm ragazzino, la domenica su Rete 4 la dice lunga sul suo carisma. Su Diva Universal, il lunedì sera, invece, è tornato Kojak, la versione aitante e cool del detective americano anni 70, il fratello sportivo (e della East Coast) di Colombo. E chi mai poteva ricordare che nella prima puntata a fianco ma contro Telly Savalas c’era uno scapestrato e talentuoso Harvey Keitel. “La polizia non è perfetta, ma a qualcosa serve. Siamo il solo baluardo tra la gente perbene…”: è la filosofia di Kojak, è il poliziesco che contiene l’antidoto ai suoi eccessi. Se poi in ferie tra Batman e Spiderman c’è bisogno di ridere di eroi ed eroismi, ecco su Steel Ralph Super Maxi Eroe (1981/1983), che però sembrava già un po’ superato alla prima messa in onda, figuriamoci ora.

Di nostalgia in nostalgia, è stata anche l’estate dei tristi anniversari, prima Marilyn, su tante reti, e poi Presley, “immensa, immensa, immensa super star”, com’è definito nel documentario di due ore su “Last Days of Elvis”, gli ultimi giorni di Elvis, su E! Entertainment, a 35 anni dalla sua morte. La Memphis Mafia, i supporter più vicini, raccontano l’inesorabile viaggio solitario di “The King” verso la fine della polvere nella clessidra del sua forza di vivere. Il divorzio come fallimento irreparabile, le pillole come vendetta quotidiana contro lo strazio del successo senza tempo, quegli occhi sempre tristi, anche quando sorride, la solitudine come unica vera compagna contro la fatica del palco e il cinismo dello show business, cioè del suo manager. Che malinconia.

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