Domanda (al Pd) su Renzi e su un prof molto particolare

Una domanda su Matteo Renzi: che cosa succederebbe se nel corso delle primarie del fronte neoprogressista l'ex premier, professor Romano Prodi, dicesse o facesse capire che la sua preferenza va al sindaco di Firenze piuttosto che al leader del Partito democratico, Pierluigi Bersani? Non accadrà, ma che cosa succederebbe?

Mi scuso con gli interessati perché sto per fare alcuni collegamenti impropri tra retropensieri e vecchie etichette e supposizioni, però si fa tanto per fare una domanda.

Artuto Parisi dice a Europa, il quotidiano di area Pd diretto da Stefano Menichini, che lui non vota Bersani. Non si può dire che Parisi sia prodiano – Parisi è parisiano, e basta – ma certo con Prodi è andato molto d'accordo in passato. Renzi, quando parla di Prodi, ne parla sempre bene, semmai critica chi per ben due volte ha fatto franare l'esperienza di governo del professore emilaino.

Prodi, invece, ultimamente si è sempre battuto per la difesa del bipolarismo (come Renzi: "Non mi piace il giochino del terzo polo") e certo non ha un ottimo ricordo della collaborazione con alcuni esponenti del patto di sindacato che guida il Pd (vedi Massimo D'Alema e Walter Veltroni).

In più, ma questa è proprio una supposizione maliziosa e finale, Matteo Renzi, in questi giorni, si è visto a VeDrò, la bella iniziativa per la circolazione delle idee e delle storie organizzata ogni anno da un network trasversale presieduto da Benedetta Rizzo. Animatore di VeDrò è Enrico Letta, vicesegretario del Pd, da sempre in buoni rapporti con Prodi e con l'area prodiana. E scrive oggi il Fatto quotidano: "Il numero due del Pd offre una sponda sottotraccia al sindaco (Renzi, ndr)". We'll see.


  • Hombre1934 |

    Un tempo all’approssimarsi di elezioni politiche si diceva essere imprescindibile parlare prima d’ogni cosa (cioè di persone e alleanze) di programmi da realizzare all’indomani dei risultati elettorali.
    Mi rendo conto ch’era un modo obliquo per parlare pur sempre di persone e alleanze i partiti: ma almeno si raffazzonava qualche elenco di cose da iniziare a fare.
    Adesso finalmente prevale il vero scopo per i politici, non per gli elettori: chi deve andare o rimanere al potere e tanto basti.
    I modelli elettorali devono salvaguardare questi risultati e il resto seguirà se seguirà.
    Non e’ per quello che si va a votare e allora i giornali demcratici e i politici davvero democratici svelino ogni giorno queste verità agli elettori e facciano in modo che si dia più credito a quei candidati che dichiareranno il loro programma politico.
    Non si creino percentuali di futuri eletti sicuri.

  • alalibera |

    troppo deludenti per tutti e in tutto le performances del PD, soprattutto negli ultimi mesi se confrontate alla dirittura morale, alla professionalità e signorilità di Monti. Se il PD vuole voti deve avere il coraggio di proporre non solo giovani non (ancora) compromessi, ma l’abbattimento IMMEDIATO dei costi della politica, dal numero dei parlamentari, dei loro stipendi e vitalizi, delle auto blu e di tutti gli altri privilegi: solo così potrà ancora chiamarsi Partito Democratico !

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