Silvio Berlusconi lo sa meglio di chiunque altro: le cose non si annunciano, si fanno. Se dunque ha soltanto annunciato il suo possibile passo indietro è perché intende utilizzarlo, il suo possibile passo indietro, come tema caldo di una trattativa da fare. Quale trattativa? La solita, quella ovvia, quella naturale.
Dice Berlusconi: "Casini e Montezemolo per dar vita a un nuovo schieramento con il Pdl non vogliono Berlusconi? E Berlusconi si toglie dalle scatole, tutto qui, niente di nuovo".
In effetti, l'idea di Berlusconi è più o meno sempre la stessa da anni, quasi decenni: unire tutto ciò che non è sinistra. Prima pensava a unire tutto ciò che non è sinistra per vincere in prima persona, ora spera di riuscire, con un passo indietro annunciato e contrattato, a unire tutto ciò che non è sinistra per non perdere in prima persona.
Il progetto è legittimo, la credibilità dell'offerta è al vaglio degli interessati, ma quel che è certo è che una trattativa ci sarà, se non c'è già, anche se quasi tutti negheranno. A Berlusconi, del resto, è da tempo chiaro che l'ultima carta che gli resta da giocare nel migliore dei modi è il suo passo indietro (o no). E non è poco.
Il sogno è che sia Mario Monti ad accettare la guida del nuovo centrodestra postberlusconiano, ma Berlusconi si sta via via convincendo che appunto di sogno si tratta. Quindi urge piano B, anzi "piano senza B".
Dunque per intavolare una vera trattativa con il centro di Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e Luca Cordero di Montezemolo, ora Berlusconi esplicita quello che prima era soltanto un oggetto sottinteso della trattativa.
Il problema – e Berlusconi lo sa bene, tanto che naturalmente sfrutta la situazione – è che nella trattativa il Cav. è ingombrante anche quando promette di farsi da parte. Per questa ragione, parte sempre in salita per il Pdl un dialogo con il (nascente?) nuovo centro.
Berlusconi deve trovare un modo per pesare nell'esito della trattativa, senza risultare ingombrante e dunque esiziale durante il negoziato. Come? Non può fare altro che rendere davvero contendibile la leadership del centro-centrodestra in cambio di un contesto di regole che ne tutelino una exit strategy non cruenta per la sua storia e il suo mondo.
Ps. Quando Roberto Maroni, leader della nuova Lega nord versione Csu, si dice "curioso per natura" a proposito del lavorio attorno alla nascita della lista di Giulio Tremonti dimostra che per l'ex ministro ci può essere un'uscita di sicurezza tutta padana. O quasi.
Ps. Ancora più "curiosa" è l'apertura che Maroni fa a Oscar Giannino, ricordando di averlo invitato ai recenti Stati generali della Lega: "E' un interlocutore", anche perché i leghisti puntano "alla rivoluzione liberale che non abbiamo potuto concludere per colpa del Pdl". Tra l'altro Giannino, sebbene non lesini critiche anche nei confronti dell'operato dell'ex ministro, ha da sempre un buon rapporto con il professor Giulio Tremonti.
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Perché per Berlusconi tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare