Quando l’Europa è a più velocità neanche (ri)parte

Soltanto pochi giorni fa, con un'intervista rilasciata a diversi giornali europei, il presidente francese François Hollande aveva preconizzato per il futuro prossimo un'Europa a più velocità, con un motore franco-tedesco che fungesse da primo cerchio, da primo cilindro della macchina continentale, una macchina che una volta rimessa in moto si sarebbe poi tirata dietro tutti gli altri vagoni.

Alla prima occasione utile, però, cioè il vertice europeo di queste ore, il cilindro si è ingrippato, il motore non è ripartito, mentre ad Atene succede quel che succede.

Forse i leader europei dovrebbero iniziare a pensare che il progetto dell'Unione non può più prescindere da una presa di coscienza collettiva della gravità del momento con assunzioni di responsabilità di guida – visto che i rapporti di forza non vanno demonizzati, ma la forza deve essere messa a buon frutto di tutti – con assunzioni di responsabilità, si diceva, che non siano percepite come imposizioni, ma come tentativi di afflato comunitario, rafforzati da un'ambizione continentale e perché no dalla prospettiva della storia da fare più che del particulare da tutelare.