Umori di fondo

Trovo "provinciale" e strano stupirsi per (o criticare) il fatto che nel dibattito tra il presidente Barack Obama e il suo sfidante Mitt Romney non si sia parlato di Europa. Le ragioni possono essere due. La prima: tra distinguo e alti e bassi, l'Europa è la principale alleata degli Stati Uniti, dunque per gli Stati Uniti non siamo un problema. Bene no? Oppure, seconda ragione, l'Europa è marginale, poco rilevante e decisiva: allora la colpa non è degli americani, ma degli europei. No?

Era abbastanza ovvio che Obama vincesse il dibattito sulla politica estera. A qualunque critica può rispondere con un semplice nome: Osama bin Laden. E il discorso è chiuso. Il punto su cui i repubblicani potrebbero attaccare l'Amministrazione democratica è la politica estero-economica: gli Stati Uniti sono sempre più dipendenti dalla Cina, il ruolo del dollaro nel mondo è fortemente indebolito, si è stati e si è troppo poco severi nelle ammissioni alla World Trade Organization e nel valutare il rispetto delle regole del commercio mondiale "fair". Perché i repubblicani non danno l'affondo in questa direzione? O perché anche loro non hanno le idee chiare sul che fare o perché le cause di alcuni squilibri attuali sono da ricercare anche nelle scelte della precedente amministrazione Bush e della Federal Reserve, guidata prima da Alan Greenspan e ora da Ben Bernanke.

Ps italiano. Trovo significativo e preoccupante che la frase del ministro Elsa Fornero, sui giovani che non dovrebbero essere troppo "choosy" nella scelta del primo impiego, sia definita "una gaffe". E' un dato significativo per capire il preoccupante stato di salute della cultura economica italiana.