Sei cose che (non) ho capito della Sicilia e un p.s. su Alfano

Non capendo nulla di Sicilia, metto soltanto assieme due o tre idee.

La prima. Non si può dire che Angelino Alfano, segretario del Popolo della libertà, sia stato sconfitto. Se il centrodestra si fosse presentato unito, probabilmente avrebbe vinto. Se il centrodestra oggi è in difficoltà, non è certo responsabilità prima e unica di Alfano. Certo, è anche responsabilità di Alfano il fatto che il centrodestra si sia presentato diviso alle elezioni siciliane. O abbia sbagliato i candidati in altre recenti votazioni.

La seconda. Il risultato del Movimento 5 Stelle ha del clamoroso, anche se il clamore non è rivoluzionario perché l'astensionismo crea una forte distanza tra l'enfasi della percentuale (che comunque si avvicina al 15 per cento) e i voti reali. E' un successo netto, visto che il movimento dei grillini aveva poco più del 2 l'ultima volta nell'isola, ma non è un successo rivoluzionario.

La terza. Di crescita in crescita il Movimento 5 Stelle rischia di rendere ingovernabile un Comune, una Regione e poi magari anche il…

La quarta. Il Partito democratico vince le elezioni alleato con l'Udc ma non con gli alleati di Sel. Non ha la maggioranza assoluta. Deve "sedurre" i grillini e magari anche Gianfranco Micciché e magari anche un po' di lombardiani nel senso di Raffaele Lombardo. Eppure si parla, lo fa Pierluigi Bersani, di risultato "storico". Forse sarebbe meglio dire: "Vittoria impegnativa che ci invita al senso di responsabilità".

La quinta. Sinistra, ecologia e libertà e l'Italia dei valori prendono i loro voti, ma non di più, non pescano più molto nell'antipolitica nuova o nella nuova disaffezione. Non sono antidoti al successo di Grillo.

La sesta. Sinceramente, vista la difficoltà a formare un governo stabile della Regione, forse stavolta è meglio sperare che la Sicilia sia un laboratorio, ma non proprio un laboratorio precursore di quel che poi accade a livello nazionale.

Ps non siciliano (o non solo). Sostenere che sia più facile per Silvio Berlusconi piuttosto che per Angelino Alfano giungere a un'intesa con Roberto Maroni è, a mio giudizio, quanto meno azzardato. Non soltanto per il leader della Lega nord e il giovane segretario del Pdl si intendono da tempo, ma anche perché per Maroni è difficile "vendere" il cambiamento con un patto con lo stesso leader con cui Umberto Bossi, già da 18 anni, ha avuto alterni trascorsi e alla fine un'intesa inossidabile. Certo, poi dipende da qual è l'oggetto della trattativa. Non è detto però che anche Alfano non possa promettere più o meno le stesse cose a Maroni.