"Un senatore a vita non si può candidare al Parlamento perché già parlamentare. Non può essere candidato di nessun partito. Non è particolare da poco e qualche volte si dimentica".
E fino a qui non c'è notizia. E' un po' come se il presidente Giorgio Napolitano avesse detto: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". La notizia semmai è che abbia voluto ricordarlo, e come particolare non da poco, proprio ora che nei retroscena impazza il totoMonti.
"E' un senatore a vita e, pertanto, ha uno studio a palazzo Giustiniani dove potrà ricevere chiunque, dopo le elezioni, vorrà chiedergli un parere, un contributo o un impegno".
E qui invece c'è la notizia, in quel preciso inciso "dopo le elezioni" che potrebbe essere scritto ora sulla porta dello studio di Monti a palazzo Giustiniani. E' un po' come se il presidente Napolitano avesse voluto dire ai partiti: fate la campagna elettorale, ma non tirate in ballo il presidente del Consiglio, che guida un governo appoggiato dalle tre principali forze politiche che si contendono la maggioranza alle urne, battagliando. Poi, "dopo le elezioni", andate nel suo studio a palazzo Giustiniano, chiedetegli una mano e poi "il mio successore" deciderà.
Una frattura netta con il Partito democratico? Mah. In fondo tutti nel Pd sanno che dopo il voto chiunque vinca una capatina nello studio di Monti a palazzo Giustiniani la farà. Pierluigi Bersani scommette un centesimo almeno sul fatto che Monti possa andare al Quirinale. E se Dario Franceschini alla Camera proclama il ritorno della politica prendendo gli applausi della destra dell'emiciclo in fondo dice anche lui una cosa ovvia in campagna elettorale.
Ma allora dal Colle arriva uno stop per Pierferdinando Casini e Luca Montezemolo? Sì e no. Anche i leader del centro per ora bicilindrico (Lista per l'Italia con Udc più Fli e Verso la Terza Repubblica alleati ma non mischiati nello stesso contenitore elettorale) sapevano e sanno che non potevano e non possono sperare in un Monti candidato. Con l'attuale legge elettorale, però, forse speravano e sperano di poter mettere il nome di Monti nell'apposita casella prevista per la designazione del candidato premier. A questo punto forse si può ipotizzare che dal Colle più alto, con quel "dopo le elezioni", sia giunto un "preferirei di no", come direbbe Bartleby lo scrivano, anche perché si sa che il Quirinale auspicherebbe una riforma dell'attuale legge elettorale.
Dunque? Dunque domenica sera o molto più probabilmente la sera di domenica 2 dicembre il centrosinistra avrà un candidato premier, un candidato premier che inizierà la campagna elettorale in solitaria, visto il caos delle primarie non primarie del Pdl, confermate per il 16 dicembre, salvo passi indietro, avanti e di lato, e vista l'impasse del candidato non candidato del centro nascente.
Peraltro, se si vuole cosiderare pure il quarto polo del Movimento 5 Stelle, pure quello ha un leader non candidato, Beppe Grillo. A questo punto pare fin troppo facile immaginare quale sia il candidato premier favorito per queste elezioni non elezioni con partiti non partiti e candidati non candidati. E' come quando uno zio con un solo nipote dice: "Sai Tizio, sei il mio nipote preferito…".