Ecco perché tra i leghisti c’è la tentazione di non andare a Roma

Tra i leghisti, ovviamente soprattutto tra i leghisti non parlamentari, circola uno strano ragionamento dall'ipotetico titolo "Ma non è che a noi conviene non candidarci alle politiche?". Ragioni addotte:

– se non ci candidiamo a Roma non siamo costretti ad appoggiare la candidatura di Silvio Berlusconi (o di Mario Monti) pur di ottenere l'appoggio del centrodestra in Lombardia;

– se non ci candidiamo a Roma ci scrolliamo di dosso completamente l'accusa di essere andati a Roma gridando "Roma ladrona" e poi di essere diventati un po' troppo come gli altri partiti;

– se non ci candidiamo a Roma mettiamo tutte le nostre forze e risorse al servizio del sogno della macroregione (a guida leghista: Cota-Maroni-Zaia) del Nord e vincendo il Lombardia chi non portiamo a Montecitorio portiamo al Pirellone;

– se non ci candidiamo a Roma – questo dicono i maroniani – ci liberiamo più facilmente dei gruppi residui di bossiani e soprattutto del dilemma: candidare o no Umberto Bossi?

– se non ci candiamo a Roma si rinsalda l'asse del futuro della Lega, quello tra Maroni e il sindaco di Verona, Flavio Tosi.

Anche per queste ragioni ieri Roberto Maroni, dopo il suo capolavoro tattico degli ultimi giorni di trattativa con Berlusconi, ha detto che serve qualche giorno in più per decidere.


  • vomero48 |

    mi chiedo ma queste riflessioni sono vs o dei leghisti a cui io personalmente non affiderei nessuna sedia dalle comunali alle regionali figuriamoci sedie romane.

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