Note a margine dello stallo perfetto

Come previsto, il lavoro da junior partner di una coalizione è ingrato: tutti i secondi e/o terzi partiti delle alleanze elettorali sono andati male. Può tirare un sospiro di sollievo Fratelli d'Italia: almeno in Parlamento c'è; può non far notare troppo il risultato Sinistra, Ecologia e Libertà: anzi, Nichi Vendola si propone come mediatore tra il Pd e il mondo di Beppe Grillo; può dire di aver tenuto, nonostante gli scandali, la Lega Nord (anche se poteva godere del traino di Roberto Maroni candidato alla presidenza della Lombardia). Ma in tutti gli altri casi è evidente: il voto utile c'è stato, paradossalmente, e gli italiani hanno votato i grandi partiti delle coalizioni, il problema è che questa volta le coalizioni erano almeno quattro. 

Come previsto, nella Lega Nord, comunque vada in Lombardia, si apre un problema successione e si aprono i duelli e le trattative tra il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e il governatore del Veneto, Luca Zaia. Con Tosi favorito e con un possibile spostamento dell'asse di governo del movimento federalista dalla Lombardia al Veneto, dall'ovest all'est del nord.

Come previsto, il ministro del governo guidato da Mario Monti con qualche possibilità in più rispetto agli altri di esercitare un nuovo e vero ruolo politico è Corrado Passera, che ha saputo renzianamente sostenere, restando un po' in disparte, l'esperimento del centro montiano, reclamando però per quell'esperimento un progetto più ambizioso. (Notare che Passera piacerebbe anche alla Lega tosiana)

Come previsto, il centrosinistra, quando è convinto di vincere facilmente le elezioni, sceglie la via dell'arroccamento tradizionale e non quella dell'innovazione profonda e dell'ascolto reale delle richieste di cambiamento che arrivano dall'elettorato. Così pareggia e non sa bene che cosa dire e fare.

La scelta di restringere la partecipazione alle primarie è stata miope non solo e non tanto dal punto di vista del risultato – ha vinto Pier Luigi Bersani e ha perso Matteo Renzi, nonostante sondaggi e analisti dicessero che con Renzi il centrosinistra aveva più chance di reale vittoria alle politiche – ma piuttosto è stata miope dal punto di vista della comprensione reale del sentimento degli italiani, che volevano e vogliono il nuovo: con primarie aperte il centrosinistra lo avrebbe capito.

In più, di solito, il centrosinistra aveva l'abitudine di sottovalutare Silvio Berlusconi e la sua capacità di sentire con la sua testa la pancia del paese, questa volta ha raddoppiato l'incapacità di analisi, sottovalutando anche il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

Diciamo che scrivere "come previsto" è stato un vezzo e anche un po' un'autoironia, la realtà è che pochi avevano previsto una situazione politica come l'attuale, lo stallo perfetto. Sono state previste soltanto, appunto, "note a margine".

Ecco, come nota a margine si può dire che una forza politica responsabile, che non vuole governare sulle macerie e contro il popolo, come il centrosinistra a guida Bersani, visti i risultati, dovrebbe proporre al centrodestra l'ipotesi di un governo di larghe intese, invece probabilmente sarà tentato dal corteggiare ("fare scouting", diceva il nemico del giaguaro) i grillini in Parlamento. Ma così festeggia solo lo spread.