E' la stagione della grande rivincita del Senato.
Tradizionalmente, infatti, in Italia il Senato, pur essendo la Camera alta, è considerata l'assemblea meno importante, nonostante il suo presidente sia la seconda carica dello Stato e svolga le funzioni del presidente della Repubblica in assenza del presidente della Repubblica.
In passato nessun leader politico di peso ne ha fatto parte, se non a fine carriera. Poi qualcosa è cambiato quando per la prima volta fu eletto al Senato un leader politico destinato a far parlare di sé per molti anni, Umberto Bossi, che da allora (dalla X legislatura, dal 1987) si portò dietro il soprannome di Senatur.
Poi, qualche anno fa, la nouvelle vague federalista iniziò a mettere in discussione la natura stessa del Senato: basta bicameralismo perfetto – si diceva – trasformiamo il Senato in una Camera delle Regioni. Qualche tentativo è stato fatto, ma è fallito tra devolution, bicamerali e referendum.
Infine il Senato ha iniziato a riprendersi la scena quando nel 2006, grazie al quasi pareggio tra centrosinistra e centrodestra, la tenuta del governo di Romano Prodi era appesa al voto dei senatori a vita e di altri senatori più o meno decisivi (ogni riferimento al caso De Gregorio è ovviamente voluto).
E perché è diventato importante il Senato? Grazie a una norma costituzionale che, imponendo che il Senato sia eletto su base regionale, ha fatto sì che il premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale sia attribuito appunto su base regionale, mentre alla Camera è attribuito su base nazionale.
Dunque è possibile avere un Senato senza maggioranza chiara e differenti maggioranze nelle due aule del Parlamento.
Grazie a questo dato legislativo, il Senato è tornato a essere un luogo importante, ora anche affollato di leader e vip. Per esempio, in questa legislatura, quasi tutti i leader sono nella Camera alta. Tranne Pier Luigi Bersani e Umberto Bossi, ancora onorevoli.
Il catalogo dei senatori illustri è questo: Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Roberto Formigoni, Pierferdinando Casini, Gabriele Albertini, Sandro Bondi, Roberto Calderoli, Benedetto Della Vedova, Maurizio Gasparri, Niccolò Ghedini, Carlo Giovanardi, Miguel Gotor, Pietro Grasso, Pietro Ichino, Linda Lanzillotta, Nicola Latorre, Alessandra Mussolini, Maurizio Sacconi, Renato Schifani, Denis Verdini, oltre ovviamente a Mario Monti, senatore a vita, e, salvo sorprese (leggi rielezione), presto anche Giorgio Napolitano.