Come mai il Partito democratico, nonostante tutto, alla fine appare così compatto, attorno alla linea di Pier Luigi Bersani: o "governo di cambiamento", e di minoranza, o voto? Certo, qualche distinguo inizia a vedersi e a sentirsi, soprattutto tra i lettiani e i popolari. Però alla fine della fiera il Pd tiene. Naturalmente, la direzione che forse doveva esserci è stato meglio così, meglio rinviarla. Ma in fondo il Pd tiene. Come mai?
Il Pd tiene perché il 18 aprile s'inizia a eleggere il presidente della Repubblica e ogni scarto di lato rispetto alla linea del partito rischia di compromettere l'elezione al Quirinale di un esponente di centrosinistra e magari indebolisce le chance del leader della propria anima, un tempo si sarebbe detto "corrente", di arrivare al Colle.
Ma il giorno dopo l'elezione del presidente della Repubblica che cosa succederà? Ora la concorrenza tra le varie anime è tutta interna e molto riservata, dal giorno dopo l'elezione del presidente diventerà (più) pubblica.
Ovviamente l'unico leader che può permettersi di parlare più liberamente è Matteo Renzi, che ha detto quel che molti pensano: fate in fretta, fate, "stiamo perdendo tempo mentre il mondo ci chiede di correre a velocità doppia". La cosa curiosa ma del tutto involontaria è che l'intervento di Renzi, che parlava da sindaco e della difficoltà che hanno i sindaci a governare le città senza risorse e senza governo nel pieno delle sue funzioni, ha riecheggiato un refrain berlusconiano degli ultimi giorni – nessuna perdita di tempo – e una famosa battuta prodiana: "Noi sindaci sappiamo bene quanto stiamo soffrendo per il patto di stupidità-stabilità".
Nel frattempo lo stesso Renzi ha pubblicato i nomi dei finanziatori della sua campagna alle primarie – sottolineando come sia possibile fare politica senza finanziamento pubblico – e i senatori a lui vicini hanno presentato un disegno di legge per l'abolizione dei rimborsi elettorali. Da qualche tempo, inoltre, sul sito www.matteorenzi.it, sono tornate le "infografiche politico-programmatiche" d'ispirazione obamiana. Certo, quelle infografiche riguardano Firenze, ma hanno un sapore nazionale.
Insomma, sembra che il camper stia riaccendendo i motori: anche se non è ancora detto che debba ripartire subito, è bene che sia pronto a farlo. E' naturale che sia così. Come è naturale che, una volta eletto il presidente della Repubblica, la compattezza del Pd e del centrosinistra sia messa a più dura prova rispetto a oggi anche in pubblico. Vedremo.