Ai piani alti del Partito democratico, dopo la prima direzione della fase dell'attuale transizione guidata da Guglielmo Epifani, tutti guardano già a dopo l'estate, alla stagione congressuale vera e propria, anche se in parte è già partita, e soprattutto ai due, se non padri – non sono poi così vecchi in fondo – ai due "zii nobili" del Pd, ovvero a Massimo D'Alema e a Walter Veltroni.
Che cosa pensano i due eterni gemelli duellanti a proposito del futuro del Pd in particolare e del centrosinistra in generale? Molto di quello che pensano lo hanno scritto in due libri: D'Alema in "Controcorrente. Intervista sulla sinistra al tempo dell'antipolitica" (a cura di Peppino Caldarola, Laterza, Bari, pagg. 168), Veltroni nel recente "E se noi domani. L'Italia e la sinistra che vorrei" (Rizzoli, pagg. 144). Queste però sono le idee, noi pettegoli maliziosi vogliamo sapere che cosa pensano in termini di lotta politica interna, di leader in ascesa con cui o contro cui stare.
Dice un dirigente democrat fresco di bella affermazione alle amministrative: "Il piano di D'Alema per il centrosinistra è il seguente: Gianni Cuperlo segretario del Partito democratico, Matteo Renzi candidato premier del centrosinistra". Semplice, chiaro e netto.
E il piano di Veltroni? Qui la risposta è più complicata, intanto perché Veltroni è sempre stato più sfuggente e distante rispetto alla vita interna del Pd, da quando ha lasciato la segreteria. Però gli indizi fanno pensare che Veltroni stia lavorando all'ipotesi di candidatura di Sergio Chiamparino, preferenza che lo avvicina a Renzi, ma il sindaco di Firenze, negli ultimi mesi, dall'interno del Pd, è apparso giocare di sponda più con D'Alema – vedi il famoso incontro a Firenze poco prima dell'elezione del presidente della Repubblica e la replica di giovedì scorso – e infatti D'Alema oggi appare più convinto di Veltroni sull'ipotesi che Renzi debba da subito presentarsi come candidato premier del centrosinistra.
Anche perché Veltroni – dice una fonte bene informata interna al Pd – potrebbe perfino accarezzare l'idea di un ritorno sulla scena di Romano Prodi, soprattutto in vista di un'eventuale Italia semi-presidenzialista. Per questo Veltroni, come Prodi, ha subito aperto al modello francese ribadendo (prodianamente) l'importanza di una contestuale legge sul conflitto d'interessi per sottolineare l'accento antiberlusconiano della scelta francese.
Di una cosa sono quasi tutti convinti ai piani alti del Pd: sulle riforme istituzionali si stanno mescolando e rimescolando le correnti interne, gli schieramenti; sulle ipotesi di riforme istituzionali si gioca la stagione precongressuale del Pd.
Beh, in fondo meglio su questi temi che su quelli del governo. O no?
Intanto nelle ultime ore c'è chi dice che, per risolvere la questione, Renzi ora stia seriamente pensando di candidarsi alla segreteria del Pd, per rendere ancora più facile e chiara la situazione: prima segretario e poi candidato premier. Sembra più l'auspicio di un gruppo folto di sostenitori del sindaco di Firenze e non ancora una vera notizia. Ma si vedrà.